"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

lunedì 13 giugno 2011

Intervista Lando Maria Sileoni Segretario Generale FABI


Continuiamo il viaggio alla ricerca di un'alleanza tra banca e impresa, foriera di un nuovo sviluppo, coinvolgendo uno stakeholder importante del mondo bancario: il sindacato e, in particolare, il più grande sindacato autonomo del settore.
Mi ha concesso una chiacchierata Lando Maria Sileoni, Segretario Generale della Federazione Autonoma Bancari Italiani.

Sono stimolato all’incontro dalla lettura di un editoriale scritto dallo stesso Sileoni pubblicato sia sul sito del sindacato che sulla loro rivista La voce dei bancari.
Il richiamo al dirigere “il flusso di risparmio non verso usi speculativi, ma verso utilizzi ed obiettivi che privilegino la produzione e l’investimento durevole “  e all’ “Aprire all’impresa” come dovere, seguito dal legittimo interrogativo “ma come?” mi predispongono ad una chiacchierata con una persona che pur essendo rappresentante di un sindacato così importante sembra  meno  incline alla contrapposizione e più predisposto al confronto e all’analisi costruttive.


Martinoli: Quale è il giudizio del suo sindacato sullo stato complessivo del sistema bancario e che ruolo pensa debba avere nello sviluppo delle PMI e dei territori?

Sileoni: Oggi in Italia sono presenti 6 gruppi bancari rilevanti. Di questi 5 hanno sede al Nord uno in Toscana. Le scelte dei 5 non sono fatte dagli Amministratori Delegati che appaiono agli occhi del grande publico, ma dalle grandi famiglie imprenditoriali che li controllano attraverso le fondazioni e i CDA. In questo modo il sistema è monodirezionale: si occupa sì delle situazioni locali, ma solo di quelle relative ai grandi gruppi e agli interessi di chi lo controlla.  Dunque un sistema bloccato e totalmente autoriferito, incapace di farsi attore di sviluppo, nonostante le dichiarazioni pubbliche dei suoi responsabili. Lo dimostrano le richieste evase di credito che le imprese, soprattutto medie e piccole, rivolgono alle banche, in media solo 3 su 10, e i passaggi necessari per arrivarci, 4 a volte anche 5 commissioni di livello via via più importante.

M.: Un giudizio molto duro, ma allora quale ruolo devono e possono avere i sindacati nei processi decisionali e progettuali della banca?
Sileoni: Con questo stato delle relazioni e questa situazione non vedo scelta tra due uniche possibili alternative: essere nei CDA, come avviene in BPM, o lo scontro, come purtroppo sta accadendo da molti anni.  Oggi il tema prevalente sul quale desideriamo il confronto è sulla riduzione dei costi di funzionamento delle banche, argomento caldo, sul quale le banche non vogliono il confronto.

M.: E gli altri stakeholder che ruolo devono avere?
Sileoni: Ognuno deve fare il suo mestiere, pensare al ruolo che può svolgere non per migliorare la propria posizione nel sistema ma beneficiare il sistema nel suo insieme.

M.: E  tra questi i lavoratori, che ruolo possono avere nello sviluppo del sistema bancario?
Sileoni: Possono averne uno importante solo se il sindacato funziona. Attraverso una forte rappresentatività possiamo davvero dare un contributo importante al settore.

M.: A tal proposito allora, quali sono le competenze che i sindacalisti devono acquisire per giocare un ruolo nei processi decisionali e progettuali della banca?
Sileoni: Dobbiamo avere competenze politiche, di comunicazione, conoscenze tecniche, ma grazie alla nostra base riusciamo ad avere tutto questo.

M.: Come avete valutato allora il piano industriale appena pubblicizzato delle principali banche italiane.
Sileoni: guardi che lì non c’è scritto nulla di rilevante, servono ai giornalisti e gli analisti per dire qualcosa. I veri contenuti ci veranno proposti successivamente e conterranno le reali conseguenze di tutto questo in termini di mobilità, riposizionamenti salariali, licenziamenti, allora sì che sveleranno le loro carte.

M.: Ma non pensa che lì sia descritta una strategia aziendale che, prima ancora di valutarne le conseguenze sul piano occupazionale, meriterebbe un’analisi di merito e un confronto sulle indicazioni contenute?
Sileoni: Sì, se ne occuperanno i colleghi che hanno quelle competenze ma, ripeto, i contenuti di interesse per noi sono altri.

M.: Che giudizio date sulle attività di formazione, sia professionale che manageriale proposte dalle banche?
Sileoni: La formazione non ha nessun impatto sul business bancario. Fino a due anni fa, quando tutto il grosso del core business era focalizzato sullla vendita dei prodotti finanziari, la usavano come informazione sui prodotti. Per quello scopo, anche se non condivisibile, a qualcosa serviva. Adesso è completamente inutile.

M.: Dunque quali sono le ricette del sindacato per generare lo sviluppo tanto auspicato da più parti?
Sileoni: Il sistema è talmente cristallizzato che al momento l’unica iniziativa che possa avere qualche probabilità di successo è la denuncia, forte, chiara e ripetuta di questi squilibri che sono una delle cause principali dell’empasse nella quale è bloccato il nostro paese.

Luciano Martinoli
l.martinoli@cse-crescendo.com

1 commento:

  1. è sempre interessante questo blog. piccolo ed interessante blog, ogni tanto ci torno. questa intervista (che si abbina al direttore dell'ufficio studi di banca intesa di quacleh giorno fa) ha dell'incredibile. ogni organismo sociale (aziende, banceh, famiglie...stato) ha senso se serve a fare stare meglio gli altri...qui mi pare che tutti affermino che..quello che esiste non va bene, non funziona, serve solo a pochi...allora o questo è falso e questi signori devono essere allontanati per la loro ridotta ed errata visione e anceh pericolosità sociale, oppure questo è vero...e c'è da metere profondamente mano a tutto il quadro istituzionale e dei sistema paese..ma non è una cosa che si fa nè con la violenza nè con gli scioperi, nè con una legge...c'è da mettere in campo tante persone, intelligenze, capacità e provare a figurare come fare evolvere ed in quale direzione...tanti soggetti, e magri inventarne di nuovi...è una sfida affascinante..e difficilissima. questo serio dibattito meriterrebbe di essere sulle cronache e presso i pubblici più ampi..

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