"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 20 dicembre 2011

Manovra ed articolo 18: vogliamo parlare finalmente di conoscenza?

di
Francesco Zanotti

Bonanni ha accusato senza mezzi termini i “tecnici” al governo di ignoranza. La Camusso ha detto che nessuna teoria economica li convincerà mai a rinunciare a tutelare i lavoratori.
Io credo che, forse senza saperlo, Camusso e Bonanni hanno individuato un problema che sarebbe ora che gli economisti e gli opinionisti accettassero di discutere. Il problema è semplice: quelle leggi dell’economia che tutti citano, in realtà non esistono! La situazione è peggiore di quello che Bonanni e Camusso dicono. Non è che le leggi non sono conosciute, non è che occorre ribellarsi a leggi che portano all’ingiustizia. Il problema è che quelle che vengono indicate come le leggi che guidano i sistemi economici sono costruzioni artificiali e superficiali degli economisti. Sono solo presunzioni di leggi immaginate da economisti che cercano di scimmiottare una visione della scienza (la fisica in particolare) che è andata in crisi almeno da un secolo. Il problema è he dobbiamo costruire nuove leggi economiche.
Arriviamo all’articolo 18.
Quello che sta succedendo è guardato con occhiali “riduzionistici”, gli stessi occhiali della scienza classica. Si pensa esista una soluzione “oggettiva” che qualche cattivo (o ideologicamente arroccato) non vuole riconoscere ed impedisce che venga attuata. E’ una convinzione che scatena conflitti. Basterebbe guardare il problema dal punto di vista della teoria dei sistemi autopoietici per capire che il dibattito che si è scatenato non è di contenuti, ma è di relazione. E’ stato scatenato da un Ministro che ha fatto dichiarazioni che pensava fossero ascoltate per il loro contenuto. Invece recavano un meta messaggio relazionale (di cui non si è resa conto) che ha scatenato il conflitto. Guardando dallo stesso punto di vista della teoria dei sistemi autopoietici si scoprirebbe che ogni azione “decisionista” invia un meta messaggio relazionale irricevibile, indipendentemente dal contenuto. Si scoprirebbe anche come rendere molto più efficace ed efficiente un processo di concertazione che non è sistemicamente sostituibile con nessun decisionismo.
Concludo con il mio meta messaggio: ci rendiamo conto che le nostre classi dirigenti sono come quel tale che cercava di aggiustare il televisore a martellate pensando che fosse il teatrino delle marionette?
Amici, dobbiamo dotare le classi dirigenti di altri strumenti, cioè un’altra conoscenza, altrimenti il televisore della nostra società andrà in mille stile di vetro.



Nessun commento:

Posta un commento