"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 28 febbraio 2012

Moratoria e ristrutturazione del debito: contabilità del declino o rilancio dello sviluppo?


di
Francesco Zanotti


Il rapporto tra banca ed impresa è spesso (sempre più spesso?) concentrato sui processi di ristrutturazione del debito. Oggi sarà siglata una nuova moratoria per i debiti a lungo termine che costituisce un ulteriore supporto a questo processo di ristrutturazione nella speranza di costruire sviluppo.

Ma attenzione a non avvitarsi nella contabilità del declino!

Con diligenza le banche, prima di accettare di ristrutturare il debito, vogliono vederci chiaro: vogliono piani industriali precisi e dettagliati, ma che … dicano cosa? Sostanzialmente quanto l’impresa riuscirà a snellire la sua struttura di costi permanentemente (riduzioni del personale, nuovi canali di acquisto di materie prime etc.) o temporalmente (ad esempio, attraverso la cassa integrazione).
Per studiare questi business plan non servono conoscenze (modelli e metodologie) di strategia d’impresa, ma competenze contabili e finanziarie.
Purtroppo, però, la via della riduzione strutturale o temporale dei costi non può risolvere il problema perché è fondata su di alcune ipotesi che non possono realizzarsi.

La prima ipotesi (nascosta, ma sostanziale) è la stabilità a lungo termine della competizione. Infatti si pensa che lo snellimento della struttura di costi porti ad un aumento della competitività, almeno semi permanente. E, quindi a quel conseguente aumento del fatturato e dei margini che produrrà l’aumento di flussi di cassa necessari a onorare debiti vecchi e nuovi (accesi per aiutare la ristrutturazione). Almeno per tutto il tempo necessario a restituire i debiti, ad esempio a lungo termine. Ma ipotizzare la stabilità della competizione è irrealistico: come è possibile ipotizzare che i concorrenti se ne stiano a guardare inerti? Proprio quei concorrenti che sono stati più bravi della impresa in oggetto perché hanno costruito nei suoi confronti quel vantaggio competitivo che l’ha messa in crisi? Purtroppo troppe ristrutturazioni dei debiti partono dal guardare l’impresa all’interno. E' un esercizio di simulazione di cosa accade se si riescono a  ridurre costi permanentemente o strutturalmente. Ma sembra proprio un esercizio di contabilità del declino.

L’altra ipotesi irrealistica è l’attesa della ripresa. Ma la domanda è: ripresa di cosa? Della capacità del mercato di riprendere ad assorbire i prodotti o i servizi di prima, magari ai prezzi di prima? Anche questa è una ipotesi del tutto irrealistica. La crisi attuale è proprio la crisi di un sistema di prodotti e servizi che deve essere ristrutturato profondamente. Stanno cambiando radicalmente le esigenze delle persone che vivono nei paesi industrialmente avanzati. E’ impossibile, per indisponibilità di energia, acqua e materie prime, immaginare di diffondere lo stesso stile di vita (cioè attraverso gli stessi prodotti, sistemi di produzione, distribuzione e trasporto) nel resto del mondo. Forse anche nei paesi che si stanno sviluppando si comincia a desiderare un altro stile di vita rispetto allo stereotipo attuale dello stile di vita occidentale.

Allora, invece di una progettualità “contabile”, espressa da pile di fogli excel, è necessaria una progettualità strategica espressa in progetti d’impresa ad alta emozionalità.

Questa nuova e più intensa progettualità strategica deve creare nuovi prodotti e servizi capaci di generare nuovi mercati che riconoscono a questi nuovi prodotti e servizi un valore elevato.
Detto diversamente: è necessaria una progettualità strategica che permetta all’impresa di presentarsi sul mercato con proposte alle quali il mercato riconosce un più alto valore.
Più semplicemente: una progettualità strategica che non si proponga tanto (anche) di agire sui costi, ma intensamente e permanentemente sui ricavi ed i margini.

E’ solo questa nuova progettualità strategica che potrà ripristinare una sana capacità dell’impresa di generare cassa e, quindi, sia di ripagare i debiti che aumentare occupazione, salari e stipendi.
Non dimentichiamo che la somma di tante “ristrutturazioni riduttive” (di dipendenti, di salari etc.) genera una riduzione dei consumi e, quindi, recessione. Ed alle banche interessano anche discorsi di “sistema” perché guardando solo al ”micro” (una singola impresa per volta) e spingendo a “ristrutturazioni riduttive” rischiano di appoggiare progetti di ristrutturazioni di una certa tipologia di clienti che hanno come ipotesi la perdita della capacità di produrre valore di un’altra categoria di clienti (i loro fornitori o chi si aspetta un rilancio dei consumi).

Per non fermarmi alle dichiarazioni di principio, per rilanciare una nuova progettualità strategica, è necessario diffondere presso le banche e le imprese conoscenze (modelli e metodologie) di valutazione e progettazione strategica.
Noi ci stiamo provando rendendo disponibile un Rating Progettuale dei business plan. E’ un sistema che permette alla banca di valutare la qualità dei business plan: se descrivono un credibile progetto di sviluppo. E’ un sistema che contiene un modello di business plan che serve alle imprese ad aumentare la loro consapevolezza e progettualità strategica.

Nessun commento:

Posta un commento