"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 29 maggio 2012

I tempi “insensati” delle organizzazioni


di
Francesco Zanotti


Le azioni nei confronti del mercato e del più generale ambiente sociale, politico e culturale vengono decise, da parte di una organizzazione (economica o non), in base a ragioni “interne”. Vengono attivate quando l’organizzazione lo ritiene più opportuno. E questo modo di procedere sembra naturale: che cosa c’è di sbagliato nel fatto che una organizzazione decida di fare azioni importanti verso l’esterno solo quando è “pronta”? Quando, ad esempio, tutte le caselle dell’organigramma sono a posto?
C’è di male il fatto che i tempi di sistemazione dell’organigramma dipendono dai processi negoziali interni che vivono in una dimensione del tutto autoriferita. Sono una continua battaglia di posizione che può anche prolungarsi nel tempo …
Il risultato è che si viene sorpresi dall’ambiente che bussa alla porta dell’organizzazione quando non si sente ascoltato. E, quando bussa, lo fa sempre violentemente. Si palesa all’organizzazione come minaccia, crisi.
L’ambiente esterno è sempre carico di potenzialità di futuro. Se una organizzazione non si fa carico di far precipitare queste potenzialità in qualche opportunità per lei interessante, le potenzialità precipiteranno in minacce.  E le minacce busseranno in un momento che l’organizzazione giudicherà inatteso (ed ovviamente inopportuno) solo perché ha deciso di finalizzare l’esterno ai propri equilibri interni.

Tanto più una organizzazione è grande, tanto più la prevalenza delle beghe interne è assoluta e tanto più questa stessa organizzazione sarà sorpresa, sempre negativamente, da eventi esterni che sarebbero stati gestibilissimi se non si fosse aspettato che bussassero alla porta con la faccia truce della minaccia.

La via per non essere sorpresi da minacce, ma per vivere in un mondo di potenzialità che possono essere trasformate in opportunità, è quella di smetterla di guardare all’interno. Di farsi strutturare l’organizzazione dal mondo, una organizzazione funzionale al dialogo costruttivo col mondo.

Il processo di chiusura auto referenziale che ho descritto non vale solo per le organizzazioni in senso stretto: vale per ogni sistema complesso.
Vale per un settore industriale che si lascia immischiare in drammatiche dinamiche competitive, dimenticando di guardare fuori dal gioco competitivo per scoprire potenzialità di divenire diverse ed ancora inesplorate.
Vale per la costruzione dell’Europa. Il tipo di Europa che sta nascendo è il frutto di compromessi negoziali interni che impediscono di guardare cosa accade nella società europea e mondiale. Così aumenta sempre di più la probabilità di farsi cogliere da crisi devastanti.

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