"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 10 luglio 2012

Recessione e imprenditorialità aumentata


di
Francesco Zanotti


Alla fine, tutte le misure che si stanno prendendo per risolvere la crisi saranno feconde solo se all’attuale recessione seguirà un nuovo periodo di crescita generalizzata, soprattutto del nostro sistema industriale.

Questa speranza, però, non può realizzarsi. Vi è certamente una parte del nostro sistema industriale che tornerà a crescere (forse non ha mai smesso di farlo, se non nei momenti psicologicamente più impattanti della crisi), ma vi sarà una parte significativa che non potrà farlo. Si tratta di quelle imprese che hanno perso senso strategico. Ad esempio, i tantissimi spin-off produttivi creati da operai che si sono messi in proprio ma continuando a lavorare quasi esclusivamente per il vecchio datore di lavoro. Certo si sono poi evoluti ma, in troppi casi, solo attraverso una continua contrazione dei prezzi oramai insostenibile.

La somma di crescita di alcuni e decrescita inevitabile di altri sarà negativa: vi sarà una ulteriore decrescita complessiva che vanificherà riforme che ci stanno mettendo del loro nel costruire recessione.

Tutto questo a “società e natura costanti”. Intendo dire: immaginando che esigenze, valori, speranze rimangano quelli di sempre. E che la natura non sia significativamente intaccata dal sistema industriale.

Ma la società si guarda bene dal rimanere costante. Sta diventando sempre più evidente una veloce e profonda evoluzione di esigenze, valori e speranze, che sta rendendo, e renderà, sempre meno interessanti i prodotti dell’attuale sistema industriale.
E la Natura non sopporta più questo stesso sistema industriale.

Tutto questo significa che non vi potrà essere crescita dell’attuale sistema industriale. Ma vi dovrà essere lo sviluppo di un nuovo sistema industriale che coinvolgerà anche le imprese che oggi sembrano vincenti in profondi cambiamenti di visione, mission e struttura strategica.
Abbiamo preparato una proposta per attivare lo sviluppo di un nuovo sistema industriale che parte dal basso, dalla singola impresa. La nostra proposta è descritta nel documento "Lo sguardo, la passione e la concretezza. Nuove risorse cognitive, emozionali e metodologiche per attivare una nuova imprenditorialità aumentata” che è liberamente scaricabile.

Il documento è strutturato in due capitoli: la scoperta e la proposta.

La scoperta.
Se non riusciamo ad uscire da una crisi che sembra sempre più invasiva, le alternative sono due. La prima è che si sa cosa bisognerebbe fare per uscirne, ma non lo si fa perché qualche “cattivone” incompetente lo impedisce. Se così è, allora, la soluzione è: dalli all’untore.
Esiste un intero “capitolo” della sociologia che studia la “teoria del complotto”.
E’ questa l’alternativa più accreditata, ma a me sembra ingenua e pericolosa. Ingenua perché, qualche volta, le soluzioni che vengono proposte vengono pur messe in pratica, ma non producono i risultati attesi. Pericolosa perché può innescare catene inestricabili di conflitti.

Quello che abbiamo scoperto è la causa profonda della crisi. Non è generata da macro fenomeni incontrollabili, ma dalle risorse cognitive con cui guardiamo il mondo.

La proposta.
La proposta è banalmente conseguente alla scoperta: forniamo alle classi dirigenti nuove risorse cognitive.

Un inciso (non è mica tanto un inciso) conclusivo: costruire questo tipo di sviluppo rendere del tutto superflue le attuali misure di austerità. Anzi ne rivela la profonda natura recessiva. Soprattutto ne rivela la cultura burocratica e imprenditorialmente rinunciataria che le anima.

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