"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

mercoledì 1 agosto 2012

Come riempire d'acqua un secchio bucato?

Sul Corsera del 31 Luglio è apparso un articolo di resoconto dell'iniziativa del governo Monti del dicembre 2011, il decreto salva-Italia. Si tratta degli incentivi fiscali alle imprese che avessero assunto giovani under 35 e che sono stati utilizzati solo da poco più di 3000 aziende le quali hanno assunto a tempo indeterminato 11mila persone.
Peccato che il totale dei giovani disoccupati sia 836mila! Come mai l'iniziativa non ha funzionato?
Una prima risposta viene fornita, nello stesso articolo, dal mondo accademico nella persona di Maurizio Del Conte, ordinario di diritto del lavoro presso l'Università Bocconi. 


Questi sgravi non sono sufficienti e questi dati lo dimostrano. Per sbloccare l'occupazione giovanile ci vuole una manovra decisiva, uno sgravio del costo del lavoro del 22% per arrivare a un'aliquota secca per tutti del 10%.

Facciamo però un passo indietro, per cercare di comprendere da quale punto di vista era partito il governo, e successivamente l'accademico in questione.
"Dare incentivi" presuppone l'esistenza di fiducia sul soggetto che si vuole incentivare; altrimenti perchè farlo?
Il presupposto dal quale si è partiti, allora, è quello che "tutto" il sistema industriale, visto che l'incentivo era per tutti, fosse fondamentalmente "sano" e necessitasse solo di un "aiutino" in virtù del quale la disoccupazione sarebbe vigorosamente diminuita.
Il professore continua ad essere di tal parere, invoca infatti uno sforzo più sostanzioso.
E se, invece, il presupposto fosse sbagliato?
Se il problema Italia, e forse di tutta l'economia occidentale, fosse proprio quello di una piccola, e sempre minore, percentuale di aziende che "hanno senso" (economico, finanziario, sociale, ambientale, ...) e di una stragrande maggioranza di esse, in aumento, che invece questo senso lo hanno perso?
E se così fosse, invece di disperdere risorse pubbliche, e di consentire a tutti questi soggetti disperati (senza speranza) di continuare a bruciarne con la loro misera esistenza che si va spegnendo, perchè non aiutarli a riprogettare il loro "senso" globale?

Lo stiamo ripetendo da qualche anno da queste pagine virtuali.
Esistono conoscenze e strumenti ma evidentemente per ignoranza, miopia specialistica "da tecnici", oppure, in pochi casi (speriamo!), per convenienza, si preferisce buttare sempre più acqua nel secchio bucato, invece che ripararlo prima.

Luciano Martinoli
l.martinoli@cse-crescendo.com


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