"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 27 novembre 2012

Ilva di Taranto e risorse cognitive


di
Francesco Zanotti

Dario Di  Vico conclude oggi il suo articolo (che tratta del caso ILVA) sul Corriere di oggi con la seguente frase “ … magistrature ed economia devono imparare a parlarsi … La circolazione delle idee può aiutare le élite a sbagliare di meno.”.

Che tutti insieme noi si stia facendo a Taranto un “casino” inenarrabile è cosa evidente a tutti. La strada proposta da Di Vico lo è un po’ meno: egli parla del ruolo delle idee e della loro circolazione.
Noi certamente la condividiamo, ma proponiamo che la si percorra fino in fondo. Altrimenti si confrontano solo idee povere. E il dialogo degenera subito in conflitto.

La prima cosa da fare è riconoscere che noi siamo le nostre risorse cognitive di fondo. Semplifico il discorso: noi siamo gli occhiali con i quali guardiamo al mondo; noi siamo i modelli che usiamo per ragionare, progettare il nostro ruolo nel mondo.
Ora il problema è che gli occhiali e i modelli che utilizzano le classi dirigenti non cambiano da decenni. Nel frattempo il mondo, per usare un eufemismo, è cambiato. La conseguenza è che occhiali e schemi mentali vecchi di decenni, mai rinnovatisi, quindi (anche) impoveritosi, non cambiano da decenni.
Essi non sono più adatti a leggere e gestire la complessità del mondo. Il risultato è che le classi dirigenti rischiano di vedere poco e saper parlare (progettare) ancora meno.
Faccio un esempio. Esiste un patrimonio cognitivo che si chiama strategia d’impresa che dovrebbe essere il riferimento fondamentale (il linguaggio fondamentale) di chi deve costruire il futuro di un’impresa: dai proprietari, ai manager, agli stakeholder, magistratura compresa. Se negli anni scorsi si fosse usato questo linguaggio, invece di insistere con il linguaggio della competitività e della produttività, si sarebbe scoperto il concetto di “Posizionamento strategico complesso” che avrebbe permesso di comprendere la complessità del mondo sociale e naturale (anche competitivo, ovviamente) intorno all’ILVA ed usarlo come risorsa strategica originale e non imitabile, invece di vederselo crescere in torno come antagonista. Si sarebbe capito che un’impresa è un fenomeno emergente che necessita di una modalità di governo delle imprese adatta a gestire processi emergenti dal sociale, dall'economico e dal culturale.
Ma, mi si permetta un istante di scetticismo… Ve li vedete i Riva, i Magistrati, i Consiglieri d’Amministrazione e via elencando seguire un corso di strategia d’impresa? Saranno disposti (alcuni) a seguire un corso di inglese, ma non del linguaggio della strategia d’impresa.
La smetto subito con lo scetticismo: Dott  De Vico, coraggio! Percorriamo insieme fino in fondo la via della conoscenza. Solo nuovi occhiali, nuovi modelli di riferimento, nuovi linguaggi, nuove modalità di Governo potranno permetterci di mettere ordine nel casino che oramai abbiamo fatto. E provare ad evitarne altri.



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