"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 8 gennaio 2013

I maghi miopi e il futuro da creare

di
Luciano Martinoli
l.martinoli@cse-crescendo.com

Come ogni inizio di anno, tutti i giornali pubblicano articoli di prospettiva e previsione sull'andamento dei dodici mesi che ci aspettano. Con l'uscita del 3 gennaio 2013 anche il settimanale "L'Espresso" si è cimentato in questo esercizio pubblicando tra gli altri, nella sezione economica, un articolo sul risparmio dal titolo "Borsa delle mie brame". E' il risultato di un sondaggio, tra gli esperti di finanza e di economia, sui titoli e le attività mobiliari, italiane e non, su cui puntare. Il primo consiglio è su quattro "blue chip" del listino milanese: Enel, Terna, Snam, Generali, Intesa SanPaolo.
Perchè?
La ricchezza degli argomenti trattati non lascia molto spazio a spiegazioni e questo di sicuro non è sufficiente a tranquillizzare un "cassettista" citato nell'articolo, cioè un risparmiatore che tiene un titolo per lungo periodo, riguardo un rendimento sicuro e costante del suo investimento in azioni di queste aziende. Ma i giudizi riportati, che ci preoccuperemo di comprendere meglio presso i diretti interessati che hanno partecipato al sondaggio, pur nella loro sintesi esplicitano una tipologia di analisi, una "visione" del mondo economico e finanziario che merita un commento.
Limitiamoci dunque a quel poco che è stato detto. 
A proposito di Generali:

"Gestori e analisti scommettono su Mario Greco, il nuovo capo azienda, sul suo piano di riorganizzazione e tagli..." 

Per Enel e Snam:

"...punte di diamante, secondo il panel, di uno dei settori con le maggiori chance di ripresa nel 2013, quello energetico."

Può un'azienda prosperare solo con riorganizzazione e tagli? Può farlo trovandosi in un settore che si riprende?
Certo che sì, ma sono situazioni positive sul breve, che presuppongono una visione del mondo statica, dove le aziende sono istituzioni che strutturalmente vanno, devono andare, bene e se ciò non accade è per via di impicci passeggeri rimossi i quali, riorganizzazione e settore che si riprende, ricominciano le magnifiche sorti e progressive.
La complessità del mondo globalizzato e interconnesso, la velocità delle evoluzioni e dei mutamenti meritano una analisi dei fondamentali delle imprese più approfondite. Le aziende creano i mercati e possono contribuire al loro sviluppo in una direzione o un'altra. Oppure, se si limitano a guardarsi dentro, ristrutturazioni, o attendere che le cose accadono, settori che si riprendono, i mercati si rivolgeranno contro di loro.
Allora questa analisi fondamentale deve partire dai piani industriali delle aziende, dalla loro capacità di progettare il loro futuro e dar forma all'ambiente nel quale vogliono operare.
C'è bisogno di strumenti sofisticati, di un indice di domande approfondito e vasto per analizzare, dai loro piani, il futuro che vorranno creare.
Purtroppo proprio alcune delle aziende citate si sono mostrate reticenti o insufficienti nell'esplicitare queste loro intenzioni (vedere www.osservatoriobusinessplan.it ).
Ecco allora l'urgenza di un nuovo sguardo sulla realtà economica e finanziaria che sia meno miope ma anche più feconda nello stimolare quella progettualità allo sviluppo futuro che tutti da tempo invochiamo.
E che proprio le aziende più grandi, in virtù delle loro posizioni sul mercato, hanno la possibilità, se non il dovere, di promuovere.
Per la soddisfazione finanziaria anche degli investitori, cassettista compreso.

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