"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 31 gennaio 2013

Il "mistero" di Richard Ginori

di
Luciano Martinoli

Potrebbe essere un bel titolo per un giallo che tratta di un caso dell'ispettore Maigret o Sherlock Homes. Purtroppo è una tragedia reale, un fallimento che investe un'azienda eccellente e conosciuta in tutto il mondo. Ma allora perchè è un mistero? 
Semplicemente perchè nessuno sembra aver capito i motivi di questo fallimento. Mi sono formato tale convizione sentendo e leggendo due dei tanti servizi giornalistici pubblicati sulla vicenda: un articolo e videoservizio del Corsera del 23 gennaio e una trasmissione radiofonica di Radio3 interamente dedicata alla vicenda da parte della rubrica "Tutta la città ne parla" dell'8 gennaio. Dall'ascolto di esse, ma anche dalla lettura dei numerosi articoli sulla vicenda, non ne vengono fuori nemmeno due opinioni concordi sulle cause del disastro. Perchè?
La risposta, a mio avviso, è un tanto semplice quanto drammatico problema di mancanza di "conoscenza".
Consentitemi l'uso di una metafora.
Se un palazzo crolla una perizia è in grado di stabilirne le cause. Magia? No conoscenza della Scienza delle costruzioni disciplina che studia le leggi e i comportamenti degli edifici sottoposti a sollecitazioni. Non solo, con tali conoscenze è possibile anche "prevedere" se un edificio possa crollare e quali sono le condizioni affinchè questo possa avvenire, consentendone o uno sgombro, per evitare vittime, o lavori di rinforzo per scongiurare il crollo.

Esiste un equivalente della Scienza delle costruzioni per quelle particolari  "costruzioni" che sono le aziende?
Certo che esiste, si chiama "Strategia d'Impresa"  e consente di redigere "progetti", i piani industriali (o piani d'impresa o business plan), che permettono di costruire l'impresa... o prevederne il "crollo" in sua mancanza o errata redazione.
A chi servirebbero tali conoscenze? Nel caso della Richard Ginori a tutti gli intervistati (ma non se ne abbiano a male, non è questa un'accusa nei loro confronti) che solo a crollo avvenuto lamentano mancanze "strutturali" di quell'edificio, ricordandone, e su questo sono tutti daccordo, la magnifica "facciata", il marchio, e la sua storia ma incapaci di accorgersi degli scricchiolii che da tempo si percepivano. Disponendo di tali conoscenze inoltre avrebbero potuto in maniera preventiva, prima ancora degli scricchioli, rendersi conto che i piani industriali forniti, o più concretamente la loro assenza, avrebbero portato al disastro che poi c'è stato. 
Ovvio che anche gli imprenditori che volessero rilevarla dovrebbero avere tali conoscenze per formulare piani credibili e comprensibili ed evitare di incorrere ancora nei problemi del passato. Grazie a questi piani gli stakeholder, tra i quali ricordo vi sono anche le banche,  sarebbero in grado di valutare seriamente i possibili destini progettati e non invocare semplicemente generici "Cavalieri Bianchi" dalle oscure capacità taumaturgiche e generatori di un  auspicabile, quanto inspiegabile e misterioso, successo al quale attaccarsi con la speranza, senza alcun fondamento, che duri il più possibile (in genere la durata della vita dell'imprenditore stesso).
E' possibile all'alba del III millennio aspettarsi uno sviluppo di un sistema economico nazionale, e non solo, su queste basi?
Ovvio che no. Ma allora invece che sconcerto, indignazione, caccia ai colpevoli, perchè non dotarsi di queste conoscenze per verificare quali "edifici" siano meritori di lavoro di rinforzo (da parte delle banche e delle istituzioni) e quali necessitano di un ordinato sgombro per costruire meglio da altre parti? 
Ma sopratutto, perchè non conoscerle e far sì che tutti siano in grado di costruire "edifici" splendidi e consentire a chi ci abita e sta nei paraggi di verificarne la solidità, oltre che apprezzarne la bellezza ? 

3 commenti:

  1. Verissimo tutto, ma temo che per non so per che strano virus sia cresciuta una generazione di yes-manager che, ossequienti ai potenti del momento, sanno solo cercare (o inventare!) un colpevole per tutto quello che di sbagliato o critico avviene in azienda e mai spendono un momento per trovarene o meglio ipotizzarne, una soluzione.
    Ipotizzare soluzioni significa a volte anche sbagliare e questo li renderebbe papabili per il ruolo di "colpevoli"?

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    1. Scusa Antonio ma non ho capito, o meglio mi sono perso. Potresti precisare meglio la parte finale del tuo discorso?
      Grazie

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  2. Ricordo che poco prima ha anche chiuso la Pramac, forse meno nota e meno storica, ma protagonista per un breve periodo di una notevole crescita in qualità e quantità.
    Personalmente, anche se come imprenditore ho tirato i remi in barca molti anni fa limitandomi alla direzione commerciale ed alla vendita ad alto valore aggiunto, ritengo che la media degli attuali manager (forse quel che voleva dire Antonio) sia assolutamente impreparato ed ai limiti dell'incompetenza.
    Leggo in questo modo il yes-manager, figure molto brave ed abituate ad assecondare le linee guida dell'azienda, a navigare dentro le regole e le strutture aziendali, ed altrettanto incapaci a modificare o avere un'azione spontanea e creatica se le cose improvvisamente non funzionano.
    Un esempio notevole non italiano, ad esempio, è stato blockbuster, da leader assoluto a chiusura in sei mesi.
    Infine, aggiungerei dopo sette anni che vivo a Firenze, una certa ulteriore 'durezza' nell'adattarsi ai cambiamenti concentrata fra firenze, prato e grosseto (un pò meno nella altre province).
    Cosimo Guida (Linkedin)

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