"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 12 febbraio 2013

La responsabilità delle banche nel costruire sviluppo


di
Francesco Zanotti


Credo che il Governatore Visco abbia profondamente torto. Mi riferisco ad una sua affermazione al Forex, come riportata da Marco Onado sul Sole 24 Ore di domenica 10 febbraio. Secondo Onado, il Governatore avrebbe detto che “se la ripresa tarda non dipenderà né dalle banche centrali né dalle banche”.
Credo che sia una convinzione sbagliata. Una delle mille trappole cognitive che sono alla radice della crisi attuale.
E’ sbagliata in termini generali perché nessuno può chiamarsi fuori. Per esempio, anche le banche (esse sostengono) sono imprese e come tali non possono sostenere che non c’entrano con l’aumento complessivo della capacità di produrre ricchezza.
Ma è sbagliata proprio in termini specifici: tocca alle banche fornire le risorse per costruire sviluppo. Ma non mi riferisco ai soldi. I soldi sono la cosa meno importante. Mi riferisco alle conoscenze ed alle metodologie di strategia d’impresa.
Abbiamo già affrontato questo tema innumerevoli volte questo tema su questo blog, ma ... repetita juvant …
Oggi le imprese hanno come mito la competitività. Ma si tratta di un mito irragionevole. Troppe PMI non hanno alcuna possibilità di diventare così competitive da diventare produttrici nette di cassa, come è indispensabile sia per pagare i dipendenti che per pagare, almeno, il servizio del debito alle banche.
Quasi tutte le grandi imprese, salvo uno sparuto (rispetto alla massa complessiva delle grandi imprese) numero di esse, si considerano istituzioni che devono stare attente solo a funzionare meglio. Senza accorgersi che, così facendo, ipotizzano di vivere in un ambiente stabile che avrà sempre bisogno di quelle imprese istituzioni di cui ha bisogno oggi. E questo non è vero. Non è vero, ad esempio, per le utilities che proprio non possono rimanere come sono oggi, schiacciate all'interno di una morsa costituita, da un lato, da esigenze di investimenti imprescindibili e dall'altro da tariffe che non rispondo ad esigenze di economicità.
Tutte queste imprese, grandi e piccole avranno un futuro solo se riprogetteranno profondamente la loro identità. Torno all'esempio delle utilities. Esse potrebbero diventare hub capaci di diventare un ambiente fecondo per una nuova generazione di imprese impegnate nello sviluppo di sistemi di generazione locale di energia.
Ma per progettare nuove identità (e per saper valutare progetti di rinnovamento dell’identità) è necessario disporre di conoscenze e di metodologie di strategia d’impresa avanzate.
Le banche dovrebbero diventare i primi fornitori e i primi utilizzatori (in qualità di valutatori) di conoscenze avanzate di strategia d’impresa.
Concludendo, esiste un contributo specifico delle banche alla ripresa: rendere disponibile ed utilizzare conoscenze e metodologie avanzate di strategia d’impresa.
E’ un contributo essenziale che solo le banche possono dare e che se si rifiutano di dare, nessuna crescita sarà possibile.
Per concretizzare ulteriormente: il caso CAI-Alitalia. Se si fossero usate conoscenze e metodologie avanzate di strategia d’impresa, sarebbe apparso subito evidente che il Piano proposto agli Investitori non avrebbe potuto produrre gli effetti che prometteva agli investitori. E si sarebbe potuto sviluppare un Piano radicalmente diverso, generato con un processo altrettanto diverso.
Le conoscenze e le metodologie avanzate di strategia d’impresa non sono “nice to have”. Sono la risorsa chiave per costruire sviluppo. E, credo, solo le banche ne possono diventare fornitori istituzionali.

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