"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

lunedì 4 marzo 2013

I contenuti di un Progetto Strategico


di
Francesco Zanotti



Un post tranquillo: professionale.
Parliamo spesso di Progetto Strategico. Ma quali dovrebbero essere i contenuti di un Progetto Strategico.

Il primo contenuto è quello della “Visione” che l’impresa ha dell’ambiente in cui si trova a vivere. Come vede l’ambiente economico, i suoi trend, le sue potenzialità?
Quale impatto hanno le evoluzioni dei mercati finanziari e del sistema bancario?
Quali impatti ed evoluzioni nelle dimensioni sociale, politica, istituzionale culturale della società?
Il farsi queste domande costringe l’impresa ad uscire dai suoi schemi di riferimento usuali.

Il secondo contenuto è quello della Missione. Ma quale è l’impegno che l’impresa si sente di prendere all'interno della visione che si è data della società?

Il binomio Visione/Missione è la esplicitazione del significato sociale dell’impresa.

Poi occorre diventare concreti. Cioè concretizzare questo significato sociale nelle “cose” che l’impresa propone.

Ed allora occorre definire esattamente i business nei quali l’impresa decide di impegnarsi. La definizione dei business (e dei loro rapporti) è affare delicato. Il cambiamento di uno solo dei parametri che servono a definire un business comporta il cambiamento della “prospettiva” strategica. Infatti cambia anche l’industry di riferimento.
Una volta definiti (scelti) esattamente i business nei quali l’impresa ha deciso di operare, è necessario esaminare la “qualità” strategica di questi business, individuare il posizionamento strategico di ogni unità di business. Esso è riferito a due variabili: il potenziale di redditività dell’industry e il posizionamento competitivo all'interno dell’industry. Insomma ci si chiede se quella unità di business opera in una industry che permette di ricavare fatturato, margine e cassa, oppure no! Poi ci si chiede se questa potenzialità di produrre economics sarà sfruttata dalla nostra impresa o dai suoi concorrenti.
Il posizionamento strategico è, insomma, la variabile che ci dice quali e quanti economics può produrre una impresa.
Come si vede, non basta parlare di posizionamento competitivo e di competitività. Infatti che senso ha cercare di essere più competitivi in un’industry dove le possibilità di guadagno sono  quasi nulle? L’aver ossessivamente concentrato l’attenzione sulla competitività è frutto del considerare stabile le attuali industry. E’ frutto della cultura della conservazione di cui dicevamo prima.

Occorre considerare anche una cosa: il posizionamento strategico ha una sua evoluzione autonoma. Intendo dire che, se l’impresa non decide di gestire (cambiare o conservare se interessante) il posizionamento strategico attuale, questo evolve autonomamente in una direzione “obbligata”: verso posizionamenti sempre più critici. Intendo dire: verso aumento della competizione e perdita di senso.

Il lavoro di definizione del business, dell’industry e del posizionamento strategico può essere ricorsivo. La sua ricorsività è il segno di una imprenditorialità in atto. Intendo dire che, se un posizionamento strategico non ci garantisce quella capacità di produrre economics che ci interessa, allora possiamo decidere di cambiarlo. E le strade che si presentano sono due. La prima è quella di migliorare il posizionamento competitivo. Ma si tratta di una strada che ha tentato meno senso quanto più il potenziale di redditività è basso. Che senso ha “leticare” per un mercato che, tanto, non rende?
La seconda via è “imprenditoriale”: ridisegno le unità di business e, conseguentemente le industry.
Dopo le intenzioni, l’individuazione dei desiderata, è necessario esplicitare i fatti. Quali cambiamenti organizzativi e quali piani d’azione sono necessari per gestire consapevolmente l’evoluzione del posizionamento strategico?
Da ultimo, occorre sintetizzare in numeri. Partendo dall'evoluzione prevista, cercata del posizionamento strategico, e tenendo conto degli investimenti necessari a gestire questa evoluzione, si costruisce una previsione dell’andamento degli economics nel futuro.




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