"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

lunedì 11 novembre 2013

Alitalia, gerontocrazia e scienze cognitive

di
Francesco Zanotti


Un articolo di Massimo Giannini su Affari &Finanza: l’Autore vuole la verità sul crack Alitalia.
E, poi, propone molte osservazioni ragionevoli per indicare che da questo crack non si vuole uscire.
Secondo me il problema andrebbe posto in questi termini. Abbiamo una classe manageriale che sa gestire (forse) quello che esiste, ma non ha la più pallida idea di come costruire progetti (Progetti Strategici, Piani strategici, Piani industriali, che dir si voglia) per nuovi futuri. Allora serve un’altra classe dirigente? No! Serve un’altra conoscenza. Poi è abbastanza irrilevante chi la userà. La nuova conoscenza che serve è costituita dalle conoscenze e metodologie di strategia d’impresa. Che sono del tutto sconosciute ai top manager. Ma anche ai politici ed ai giornalisti. I giornalisti, poi, sarebbe importante che disponessero di queste conoscenze e metodologie. Hanno verificato l’importanza della conoscenza quando hanno imparato i rudimenti della bilancistica. Li hanno imparati così bene che alcuni (Massimo Mucchetti, per tutti) sono diventati veri esperti. Ma i bilanci servono a capire il passato non a costruire il futuro. Se si vuole costruire un futuro (e giudicare, come è giusto fare, i futuri progettati dagli altri) sono necessarie conoscenze e metodologie di strategia d’impresa. Il discorso fatto per Alitalia vale anche per Telecom. I “Piani” alternativi di cui si parla riguardano o sono funzionali al cambio di proprietà, non al futuro.

Un articolo di Alberto Statera sempre su Affari & Finanza sulla gerontocrazia. La sua denuncia è corretta e certamente anche opportuna, ma mancano due riflessioni. La prima riguarda appunto la conoscenza. Se delle classi dirigenti non si controlla la conoscenza posseduta, ma solo le esperienze (e quelle di una classe dirigente che ci ha lasciato un mondo in crisi non saranno certo “vincenti”) e, soprattutto le relazioni, allora per forza si avrà una classe dirigente “vecchia”: sono coloro che hanno stretto la rete di relazioni più potenti. Allora, largo ai giovani? Un momento, ascoltiamo le scienze cognitive. La capacità del cervello di un giovane e di una persona matura sono complementari. Il giovane sa pensare ai dettagli, la persona più matura ai quadri di insieme. Allora una proposta: per ogni grande società un Presidente maturo con un CEO giovane. Ammesso che ambedue abbiano le conoscenze strategico-organizzative all'avanguardia. 

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