"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 24 aprile 2014

I minibond non possono essere usati come strumento di conservazione

Ovvero tutto quello che non viene detto nei convegni sui "minibond"
di
Luciano Martinoli
e
Francesco Zanotti


Siamo in un momento storico che verrà ricordato come “specializzato” nel distruggere potenzialità di sviluppo. O, almeno, nel depotenziarle, distorcerle per fini conservativi. 
I minibond sono un caso eclatante. Nati come strumenti di sviluppo, stanno diventano strumenti per una conservazione stucchevole e dannosa.
Allora abbiamo immaginato di proporre alle CCIAA, che dovrebbero essere l’istituzione che maggiormente si sente responsabile dello sviluppo dei territori, un Evento per illustrare i mini bond come strumento di sviluppo.
Abbiamo scritto una lettera aperta ai Presidenti delle CCIAA italiane.

Egr. Presidente

I cosiddetti minibond  sono uno straordinario strumento di sviluppo, ma li stiamo usando come strumento di conservazione. Una conservazione insensata in un mondo in profondo cambiamento.

Obiettivo di questa lettera è proporle l’organizzazione di un Evento nel quale presentare lo strumento dei mini bond come reale strumento di sviluppo.

In dettaglio.
Una nuova stagione di benessere sarà possibile solo le imprese riusciranno ad aumentare, significativamente e in tempi brevi, la loro capacità di produrre cassa. Per farlo, però, non devono cercare di fare meglio quello che facevano nel passato, ma cambiare radicalmente la loro identità strategica (le cose che producono o erogano). Per dotarsi di una nuova identità è necessario prima  progettarla e  progettare anche come costruirla. Insomma, le imprese devono dotarsi di un Progetto di Futuro che si concretizzi in un Business Plan alto e forte. Di quelli che fanno brillare gli occhi, come sono brillati gli occhi di tutti i grandi imprenditori.

Lo strumento dei mini bond è strutturato per fornire risorse a chi ha progetti di sviluppo alti forti. Chi investe, elettivamente, in mini bond spinge nella stessa direzione.
Gli interessati alle obbligazioni delle piccole e medie imprese, minibond, sono, in prevalenza, investitori istituzionali non banche commerciali. Questo significa che il loro interesse non verte prioritariamente su valutazioni patrimoniali presenti, ma su valutazioni industriali sul futuro dell’impresa. Cioè sui Business Plan delle imprese dove questo futuro è descritto. L’oggetto che i minibod finanziano è, sostanzialmente, il Business Plan dell’impresa.

Mi dirà: “Ah sono d’accordo! Anche noi crediamo nel futuro, crediamo nei Business Plan.”.

Mi permetta di dirle che, in generale, non è vero! Stiamo snaturando completamente lo strumento dei minibond.
La ragione fondamentale consiste in un errore di impostazione strategica. Ci verrebbe da dire “esistenziale”. Stiamo certamente lavorando per un nuovo sviluppo della nostra economia, ma con una impostazione radicalmente sbagliata. Stiamo aspettando che la crisi si risolva, cercando nel frattempo di sopravvivere tatticamente. Ad esempio, andando a cercare nicchie di mercati liberi (le internazionalizzazioni), cercando di strozzarci son la riduzione dei costi (le ristrutturazioni). Stiamo, insomma cercando di conservare il presente, trasformando così il “fare impresa” in un mestiere triste dove il  brillare degli occhi sembra impossibile.

Si può leggere in filigrana questa impostazione conservativa, questo errore strategico, nell’atteggiamento degli intermediari.
Non riescono a credere che le emissioni siano operazioni di mercato nei confronti di operatori professionali (gli investitori istituzionali). Sono legati al modello delle  transazioni relazionali di stampo “lobbistico”, come si usava una volta verso le banche e oggi rese sempre più difficili dalle stringenti regolamentazioni a cui sono soggette. L’intermediario deve diventare, invece, uno stimolatore e cacciatore di “progetti buoni” e non di soggetti a caccia di supporti compiacenti.

Si può leggere anche l’impostazione conservativo-relazionale anche nella qualità dei Business Plan e nelle conoscenze utilizzate per realizzarli.

Per quanto riguarda la qualità, essi sono una pesante e pedante serie di previsioni patrimoniali economico-finanziarie precedute da una brochure aziendale. Uno strumento di questo tipo non descrive certo futuri emozionanti, ma illustra soltanto commercialmente il presente. Le previsioni del futuro non sono in nessun modo giustificate strategicamente.
Proprio perché si accetta, si propugna questa impostazione, non vengono utilizzate le risorse cognitive che sono indispensabili per redigere un Business Plan che racconti un progetto di impresa alto e forte. Chiunque sappia “far di conto” ed abbia una qualche infarinatura del linguaggio aziendale (non certo di conoscenze e metodologie di strategia d’impresa) diventa un esperto di Business Plan ... burocratici.

Da ultimo, negli Eventi di presentazione dei mini bond si parla solo delle dimensione giuridica, finanziaria e fiscale tralasciandone il significato strategico. E, così, diffondendo l’idea che sono solo uno strumento di sopravvivenza per rispondere al “Credit Crunch” che, come i dati statistici ufficiali indicano, è solo una invenzione mediatica. 

In realtà, vi sono indicazioni fattuali  che rivelano che la situazione è anche peggiore.
Quanto appena detto abbia fondamento lo abbiamo recentemente riscontrato negli unici documenti resi disponibili al pubblico a seguito delle prime emissioni. Se elementi di progettazione di futuro fossero presenti nei Business Plan che le emittenti dicono di aver redatto, e che hanno gelosamente custodito svelandolo solo agli investitori interessati, sarebbero stati presenti nei "Documenti di Ammissione" richiesti da Borsa Italiana. Ma non ne abbiamo trovato traccia. A testimonianza che si prosegue ancora una strada “relazionale” nella ricerca di investitori.

La nostra proposta. Come scrivevamo all’inizio, l’obiettivo della nostra lettera è quello di chiedere alla CCIAA che ella rappresenta un Evento dove si propone l’opportunità dei minibond nel suo significato strategico più profondo. I temi-chiave di possibile scaletta potrebbe essere la seguente:
i minibond da strumento di sopravvivenza a strumento di sviluppo
il ruolo fondamentale del Business Plan.
Le metodologie e le conoscenze necessarie per redigere un Business Plan.
Ovviamente, a completamento “tecnico” e non come uniche tematiche e rilevanti, si dovrebbero aggiungere le dimensioni giuridiche, fiscali e finanziarie.

Perché noi facciamo questa proposta?
Perché siamo gli unici che hanno investito nel raccogliere a livello mondiale le più avanzate conoscenze e metodologie di strategia d’impresa che sono le risorse cognitive fondamentali per sfruttare l’opportunità strategica del Minibond.

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