"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

mercoledì 30 aprile 2014

Il “punto cieco” delle Banche

(e non solo delle Banche…)
di
Luciano Martinoli


Il “punto cieco” è una zona della retina dove le immagini non vengono catturate;  un punto all’interno del campo visivo, facilmente individuabile, nel quale anche se vi è un oggetto non viene visto dall’occhio. Ogni essere umano ha il suo “punto cieco”.

L’analisi del ilSole24ore di oggi è sui tassi minimi dei Btp. Di questa favorevole situazione, però, se ne beneficia solo lo Stato e non le Banche, le imprese e le famiglie per i motivi per descritti nell’articolo. 
Al termine della disamina di questa situazione viene riportato il punto di vista delle Banche attraverso le dichiarazioni del dott. Valli, Chief Eurozone Economist di UniCredit Research.

Il costo del denaro per le imprese italiane e in particolar modo per le Pmi resta elevato- spiega l’economista-perché risente di altri fattori: …di crisi strutturale del modello di business di una parte rilevante delle imprese italiane" .
Il “punto cieco” in questione delle Banche, ma come dicevamo all’inizio anche della politica, degli investitori, e di tutti gli stakeholder, è che questo non viene “visto” come problema della Banca ma come una situazione esterna al suo dominio di competenza di cui sente però gli effetti negativi. Come se il palo ci fosse, ci sbatto contro, mi faccio male perché non l’ho visto e... continuo a non vederlo e sbatterci contro.

Di fatto le Banche oltre a non vedere il problema non vedono neppure l’opportunità sottostante. Esse infatti potrebbero fornire alle imprese le conoscenze necessarie per risolvere questa “crisi strutturale del modello di business” delle aziende e così costituire una proficua linea di business a pieno sostegno dello sviluppo reale (quello che produce abbondanti flussi di cassa) e a supporto del business principale: la fornitura di denaro.
Come faranno infatti le Banche, una volta ricapitalizzatesi, ad “allentare i cordoni del credito” e a sperare di trovare “contesto di crescita e di migliorata affidabilità delle aziende” – come aggiunge il Dott. Valli- se nessuno si occuperà di risolvere tale crisi strutturale?

Se si spera che le aziende se lo risolveranno da sole si sbagliano di grosso considerando il “credito allegro” del passato decennio (vedere mio post precedente a proposito) che non ha prodotto altro che sofferenze (bancarie e non solo) che tutti oggi, direttamente o meno, stiamo pagando.

La crisi strutturale del modello di business è una crisi di risorse cognitive, inadeguate ormai al mondo degli affari del XXI secolo. Dotarsene di nuove, le migliori al mondo, è l’unico modo per quella riprogettazione strategica tanto necessaria.
Le banche sono nella posizione ideale per fornirle. Non considerare il tema, non spostarlo dal “punto cieco”, è un danno non solo al loro business ma al ritardato sviluppo di tutto il tessuto economico nazionale.

P.S. Presenteremo un esempio di risorse cognitive di questo tipo il 28 Maggio a Milano per la presentazione del III Rapporto sul Rating dei Business Plan delle aziende FTSE MIB e STAR
  

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