"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 22 luglio 2014

Il Commercialista attempato e l’ILVA

di
Francesco Zanotti


Ho letto un paio di giorni fa sul Corriere una intervista a Piero Gnudi, il nuovo Commissario dell’ILVA.
E’ un intervista fatta di luoghi comuni. Come può fare solo un commercialista figlio del potere politico.
Mi limito a riferire delle risposte date alla domanda chiave del giornalista (Fabio Tamburini): ma il fatto che l’ILVA abbia bisogno di liquidità, non significa che è una azienda decotta?

Risposta: certamente no! E le ragioni per cui il dott. Gnudi pensa questo sono sostanzialmente due. Una più preoccupante dell’altra.

La prima: “L’azienda è estremamente efficiente. E’ in crisi per difficoltà esterne.”. Cioè: intende dire che se eliminiamo le “difficoltà esterne”, comincerà a produrre cassa? Intende dire che, se si facesse l’impossibile (fare in modo che nessuno reclami più sulle sue modalità di produrre acciaio) tornerebbe a produrre cassa? No, perché non dispone di una informazione simile. Non c’è un piano che spieghi come la presunta efficienza sia capace di fare generare cassa all'impresa!
Se poi pensiamo che l’estrema efficienza (per altro non dimostrata) riguarda solo l’attuale processo produttivo e non quello nuovo che è vitalmente indispensabile, allora la sua risposta è definitivamente senza senso.

La seconda affermazione parte da una negazione del concetto di impresa. Gnudi sostiene che il rifare uno stabilimento come quello comporterebbe un investimenti di 15 Mld. E che questo stabilimento monstre è situato in una location interessante (al centro del Mediterraneo etc.). Ma dicendo questo dimostra al massimo che lo stabilimento è utile. Non che il far funzionare quello stabilimento potrà generare cassa. Sostiene, insomma, in qualche modo, l’istituzionalità dello stabilimento. Ma se lo stabilimento dell’ILVA va mantenuto dalla collettività perché è utile alla stessa collettività che deve garantire risorse per farlo stare in piedi, allora non ha senso considerarlo una impresa da lasciare alla responsabilità di un azionista privato.

Ma che c’entra il fatto che il dott. Gnudi sia un Commercialista? C’entra perché la strategia d’impresa (il patrimonio di conoscenze e metodologie che servono per costruire un nuovo progetto d’impresa) non è nella disponibilità di un commercialista. Ne ha molte altre, importantissime, ma non questa. Insomma, l’essere commercialisti non è il titolo più adatto a guidare il rilancio strategico di una impresa. A riconferma sta il fatto che la sua priorità è trovare un azionista forte basandosi sulla sciocca teoria della inevitabilità delle concentrazioni.

Occorre riconoscere che la scelta è stata generata dal fatto che il dott. Gnudi fa parte del club di quelli che hanno il patentino della autorevolezza. Figlia della vicinanza politica ed amicale. E non è necessario specificare oltre, perché tutto è noto a tutti.

E quell’“attempato” politicamente scorretto? Mica è un delitto essere attempati. No! Lo diventa solo se si tradisce il ruolo sociale fondamentale (confermato dalle neuroscienze) di chi è attempato: quello di fare sintesi. E ci si imbarca in un estenuante lavoro di rilancio industriale che è certamente (cognitivamente) più adatto a persone più giovani. Io credo che il Presidente di una società debba essere una persona attempata, l’Amministratore delegato una persona giovane.

Se leggete l’intervista, vedete che la sintesi non è il valore fondamentale che ispira il dott. Gnudi: non capisco questo, quell'altro neppure …

Conclusione: noi cittadini (direttamente o con la mediazione delle banche) aspettiamoci di dover tirar fuori ancora per lungo tempo tanti soldi.

2 commenti:

  1. Un commercialista non può occuparsi di strategie d'impresa? e chi dovrebbe occuparsene?

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  2. Il problema non è chi se ne occupa ma le conoscenze e le metodologie che utilizza. Chiunque voglia occuparsi di strategia deve garantire che conosce lo stato dell'arte delle conoscenze e delle metodologie di strategia d'impresa. La strategia d'impresa è un'area di ricerca e di conoscenza come le altre. Si evolve, progredisce ...
    Leggendo i Buisness Plan delle aziende più importanti di questo paese, si deduce facilmente che lo spettro di conoscenze e metodologie utilizzate è molto più povero delle metodologie e delle conoscenze disponibili.
    Come a dire: chiedo ad un medico che conosca l'anatomia, ad un commercialista che conosca il fisco .. a chiunque voglia occuparsi di strategia che padroneggi le migliori conoscenze e metodologie di strategia d'impresa.

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