"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

mercoledì 27 agosto 2014

Nascita e sviluppo dei modelli (semplici) di business: il caso di Internet

di
Luciano Martinoli


Non c'è nulla di male a percorrere la strada più semplice per metter su un business. E' invece dannoso e pericoloso pensare, successivamente, che quello sia l'unico modo per svilupparlo, portando alle estreme conseguenze gli effetti negativi pur di beneficiare di quelli positivi.
Un paradigmatico esempio di questo perverso meccanismo ci viene da un acuto articolo apparso sulla rivista americana Atlantic che illustra la genesi, e le sue conseguenze, dello sviluppo del modello economico attuale di Internet, basato esclusivamente sulla pubblicità.


Oggi sono sempre più numerose le lamentele sulle violazioni della privacy degli utenti della rete, ma si da per scontato che questo sia un costo necessario da sostenere per godere dei numerosi servizi offerti gratuitamente.
L'autore dell'articolo propone una prospettiva che spiega le radici del fenomeno, e che non si fa scrupolo di etichettare come un vero e proprio "fiasco".
Le intenzioni originali dei "padri fondatori di Internet" erano infatti tutt'altre:

"Quello che volevamo fare era costruire uno strumento che consentisse facilmente, a chiunque e dovunque, di condividere conoscenza, idee, opinioni... Come ognuno ormai sa abbiamo avuto alcuni problemi, principalmente problemi di MODELLI DI BUSINESS che ci hanno impedito di fare ciò che volevamo fare nel modo che speravamo."

Dunque non disegni di menti malate nè ineluttabile e predestinato  sviluppo ma "semplice", se semplice può esser definito, problema di Business Model.
Quale è stato questo problema?
E' lo stesso autore che lo svela:

"La pubblicità divenne il modello di business di default sul web, l'intera fondazione economica della nostra industry, perchè era il modello più semplice da implementare per una startup del web e il più semplice da vendere agli investitori."

La naturale conseguenza di tutto ciò è ovvia: la sorveglianza degli utenti.

"Abbiamo bisogno di più dati così possiamo creare le nostre pubblicità finalizzate più efficaci. Siamo ossessionati dai "big data" non perchè siano effiaci adesso, ma perchè ci consentono di raccontare storie migliori (agli investitori). Così costruiamo business che promettono agli investitori che la pubblicità sarà più invasiva, onnipresente, e finalizzata e che raccoglieremo più dati sui nostri utenti e i loro comportamenti".

Essendo questo modello l'unico riconosciuto funzionante sul web, gli investitori continueranno a rilasciare risorse a chi lo propone, alimentando il circolo vizioso.

Dunque un semplice problema di Business Model ha generato conseguenze enormi non solo positive, basti pensare ai posti di lavoro, i cambiamenti sociali e la ricchezza generata da Internet, ma anche negative, se non inquietanti, sulla qualità della vita che ci riserva una sorveglianza sempre più spinta. Inoltre risultano di conseguenza legittimi e fondati i dubbi sulla portata delle future innovazioni tecnologiche (come già segnalato su un nostro precedente post ).

Si può fare di più e meglio? Certamente, una volta esplicitato questo Modello di Business per poi migliorarlo.

Ma come si descrive e si parla di Business model? Come renderli espliciti in modo da poterli migliorare per enfatizzare gli aspetti positivi e minimizzarne i negativi?

Prima di rispondere allarghiamo per un momento queste considerazioni a tutta l'economia occidentale.
E se fosse accaduta la stessa cosa in tanti altri settori che, anche loro, ritengono ineluttabile un certo, e unico, sviluppo della loro industry (le industrie pesanti, le utility, le infrastrutture, ecc.)?
E se questa falsa convinzione di ineluttabilità di un certo sviluppo, dato addirittura per scontato, fosse dimostrata dall'assenza di sue descrizioni nei loro progetti di sviluppo, anzi addirittura dal fatto che non fanno più nemmeno tali progetti?
E se tutto questo avesse come ultima, definitiva e nefasta conseguenza la convinzione che l'unica via rimasta sia quella di accettare costi indesiderabili (supporti dallo stato pagati dalla collettività, condizioni di lavoro peggiori, inquinamento da produrre sempre altrove, ecc.) come necessari per impedire il deterioramento e la fine dei benefici che eroga l'attuale assetto economico (posti di lavoro, produzione ricchezza, benessere fisico, ecc.)?

Ecco allora l'importanza della Strategia d'impresa come linguaggio per esplicitare e chiarire l'essenza del business di ogni azienda in qualsiasi settore. Progetti di sviluppo, descritti con tale rigoroso linguaggio nei Business Plan, consentirebbero, una volta chiarito il business, di modificarne e migliorarne gli aspetti peculiari. Permetterebbero inoltre di rivelare come false e dannose le ideologie di "sviluppo" basate solo su antiche ed obsolete convinzioni, semplicistiche e banali, figlie a loro volta di risorse cognitive povere ed antiquate.
Dunque Business Plan, per ogni singola azienda (dove la loro somma fa il "mercato") redatti con i migliori linguaggi di strategia d'impresa non come documenti burocratici accompagnatori di richieste di risorse, che però verranno poi erogate considerando altri parametri, ma come indispensabili strumenti per gli imprenditori e gli investitori per progettare un migliore sviluppo futuro possibile e dovuto. 

Immaginate i benefici che potrebbe portare a tutta l'umanità un web più vicino alle originarie intenzioni dei suoi inventori e che, tra questi, generi ancora più ricchezza.
Ma immaginate anche quali spazi di sviluppo "etico ed estetico" si riuscirebbero a creare con la chiarezza e comprensione completa dei business attuali, passaggio ineluttabile per progettarne una loro epocale rifondazione.

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