"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

giovedì 16 aprile 2015

Auguri a Mediobanca

(e agli altri "attori di sistema" per il III millennio)
di
Luciano Martinoli


Mediobanca ha festeggiato i 70 anni della sua fondazione con un video. Una tappa importante della sua vita aziendale celebrata ricordando il significato della sua attività per il nostro paese. E di "significato" nella più ampia accezione del termine ha senso parlare, perchè quando nacque, in quegli anni, successivi al dopoguerra, la sua funzione economica aveva un significato proprio in quel contesto sociale.
Riprendo le parole iniziali del video:

C'è stato un momento in cui in Italia c'era tutto da ricostruire
il paese aveva un grande voglia di ripartire e guardare avanti
da questa volontà è nata Mediobanca

Dunque la "grande voglia di ripartire e guardare avanti" salta fuori solo quando c'è "tutto da ricostruire" perché distrutto?
Se non c'è una distruzione non c'è voglia di guardare avanti?

Ma poi cosa si è "ri-costruito"? Non certo gli edifici del ventennio o le grandi opere d'arte distrutte dal conflitto. Più propriamente, si è "costruito" una nuova società basata su un modello che tutto il mondo occidentale voleva perseguire: la cosiddetta "American way of life".
Chi ha qualche capello bianco, come me, ricorderà senz'altro come quel modello sociale sia stato pervasivo e perseguito da ognuno di noi all'epoca. Dal semplice cittadino al politico che governava, tutti tendevano a realizzare, nei modi e nei gusti compatibili alla nostra cultura, quel modello. Se ne trovavano tracce in ogni dove. Nell'ambito della canzone, ad esempio, Bobby Solo proponeva una versione casereccia di Elvis Presley. Renato Carosone rappresentava lo scimmiottare dei modi d'oltreoceano, in una Napoli invasa dai militari a stelle e strisce, in "tu vuò fa l'americano". E poi il boom dei costumi: blue jeans, Coca-Cola, juke-box, parole, oggetti, modi di essere sconosciuti fino a qualche anno prima diventati nel giro di pochissimo desiderio dei milioni d'italiani (ma non solo loro) dell'epoca.
E come dimenticare l'icona forse più rappresentativa di quel desiderio che partiva dagli strati più bassi della popolazione: Alberto Sordi nel suo personaggio di Nando Mericoni in un Americano a Roma.

Dunque un modello chiaro, esplicito, noto a tutti e a cui tutti tendevano. E allora prezioso il ruolo di Mediobanca, nel fornire le risorse finanziarie, ma anche di Enel, Eni e Autostrade, nel costruire le infrastrutture, Fiat e Piaggio nel fornirci i simboli e i mezzi per entrare in questo nuovo mondo, tutto italiano. Ma anche tanti altri, grandi e piccoli, nei distretti industriali che nacquero in ogni angolo d'Italia per realizzare, grazie anche alle tecnologie semplici e disponibili dell'epoca, l' "Italian American way of life".

Facciamo adesso un balzo in avanti di 70 anni, arriviamo ad oggi, alba del III millennio. La perdurante "crisi", non solo nazionale, fa sorgere il sospetto che anche stavolta siamo di fronte ad una necessità di "ricostruire" ma con due importanti differenze rispetto a quando Mediobanca nacque:
  1. non è stato distrutto fisicamente alcunché, assistiamo invece allo "spegnersi di significato" di ciò che abbiamo ricostruito all'epoca (semplicemente perché dopo 70 anni è... vecchio, non ci soddisfa più!) 
  2. non c'è nessuna nuova "way of life", condivisa da tutti, a cui tendere come modello per "ricostruire".
Allora?
Allora forse oggi "contribuire alla ricostruzione economica del nostro paese" passa prioritariamente dalla costruzione di un modello di società da realizzare. Da un nuovo significato del nostro agire e delle speranze collettive. Per raggiungere questo obiettivo non basta più fornire al Paese e agli imprenditori risorse finanziarie, neanche se a Mediobanca oggi si affiancano tutti gli altri attori di sistema, soprattutto bancari. Occorre rendere disponibili anche (oggi,soprattutto) nuove "risorse cognitive" che sappiano scatenare una nuova progettualità strategica di popolo che sappia far emergere in ogni interstizio della società  il desiderio di nuovi mondi e gli appetiti per realizzarli.
Risorse finanziarie più risorse cognitive, dunque. E non si consideri questa una proposta utopica, ma l'unica concretamente operativa in un mondo che ci presenta la sfida di costruire un nuovo senso collettivo.
Non dimenticando (e questo aumenta la nostra responsabilità) che rispetto ai nostri Padri, non siamo costretti a partire da una Paese distrutto. Non c'è nulla di fisicamente distrutto da ricostruire.


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