"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 5 gennaio 2016

La Volkswagen, la ripresa e il desiderio di conservazione

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per volkswagen e Obama

L’occasione è la notizia del fatto che l’Amministrazione Obama ha iniziato azioni legali (iniziato perché molte sono possibili) contro Volskwagen. Il rischio che corre Volskwagen in questa prima causa è di 19 Miliardi di dollari.
In un post su balbettanti poietici del 22 settembre 2015 abbiamo sostenuto che tutte le grandi imprese sono giganti con i piedi d’argilla. E quando sono scosse alle fondamenta cadono fragorosamente. Facciamo una previsione: Volkswagen sul medio termine (un anno) non sopravvivrà. Il lettore lo ricordi.
Un seconda occasione è fornita dai dati del Centro Studi Confindustria si legge che la ripresina nel 2015 della produzione industriale è stata generata quasi esclusivamente nel settore auto. Negli altri settori a macchia di leopardo, ma a somma quasi zero.
Una terza occasione è fornita dall’analisi del sistema bancario tedesco fatta da Fabio Pavesi sul Sole 24 Ore. Racconta di una storia dei pesantissimi aiuti di Stato concessi alle banche tedesche a causa della loro incapacità di vivere autonomamente. Si parla di più di 200 Miliardi di Euro.
Mettiamo insieme.
Tutti sono ancora convinti che le grandi imprese saranno eterne. Errore. 
Tutti si immaginano che vi sarà una ripresa della attuale economia. Errore. 
Tutti sperano in sistemi bancari solidi. Errore.
Oramai è evidente che, per superare la crisi attuale che continuamente si ripropone in forme diverse, è necessaria costruire una economia radicalmente diversa.

Perché si fanno tutti questi errori e non si vedono evidenze gigantesche?
Perché non si vogliono cambiare gli schemi mentali con cui si legge la realtà e progettare il futuro.
Non li vogliono cambiare le classi dirigenti.
Ma non li vogliono cambiare neanche giornalisti ed economisti. E così tutti noi ad attendere la prossima crisi, sorprendendoci che arriva, per paura di guardare in faccia a quella attuale.


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