"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

lunedì 29 agosto 2016

Terremoti anche nella finanza: il caso minibond

di
Luciano Martinoli


E' recente la notizia che in Germania su 164 emissioni minibond 34 non verranno mai onorati per il fallimento dell'azienda emittente. A questi vanno aggiunti otto casi di ristrutturazione del debito extragiudiziale e altri 13 casi di situazioni classificate come inadempienze probabili. In totale 55 default, o probabili tali, ovvero il 33% circa del totale. 

In Italia le cose vanno meglio visto che finora vi è stato solo un fallimento (Grafiche Mazzucchelli di cui commentammo la notizia in un precedente post) ma... per quanto tempo?
Infatti all'orizzonte si profila un nuovo default.
Si tratta di Filca, una cooperativa di cooperative edili che fu una delle prime ad emettere minibond.
L'azienda, infatti, ha presentato una domanda di concordato in bianco finalizzato a un accordo di ristrutturazione dei debiti (dettagli notizia qui).

Sfortune della vita, onda lunga della "crisi" o incapacità di progettazione del business?
Da sempre da queste pagine virtuali propendiamo per l'ultima ipotesi e mentre nel caso tedesco non abbiamo elementi di prima mano per sostenerlo, per Filca sì.

L'emissione incriminata fu oggetto di una nostra  indagine sui primi minibond. Allora andammo a caccia, nella poca documentazione pubblicamente disponibile, di elementi di progettazione strategica che potessero chiarire l'uso del denaro preso in prestito e la fondatezza del progetto da finanziare. A onor del vero la documentazione dichiarava il progetto, ma la descrizione e la natura dello stesso lasciavano ampi dubbi sulla possibilità di successo. In parole povere apparivano le prime "crepe".
Ciononostante al 6 marzo 2013 un'agenzia di rating emetteva un giudizio A-, ovvero nell'area investment grade, la stessa delle grandi aziende che emettono obbligazioni.

In una nostra successiva indagine, i cui risultati sono stati pubblicati dal Corsera del 9 Novembre scorso e da altri giornali, andammo questa volta a ricercare, ad un anno di distanza dall'emissione, quindi dopo aver incassato il denaro risultante dalla vendita dei titoli di debito, l'eventuale aumento dei flussi di cassa commerciali (differenza incassi- costi dell'attività caratteristica). Questo infatti doveva essere il parametro "principe" a cui tutti dovevano puntare per verificare il successo, o meno, dell'emissione.

Le cose non risultavano proprio migliorate, come riassumemmo in una scheda di sintesi  che inviammo al Presidente della società per suoi commenti.
La sua risposta fu laconica e stringata

"...con riferimento all’oggetto e alla Sua mail del 7/10 u.s., abbiamo visionato la scheda che avete predisposto per la ns. Società riscontrando la conformità dei dati a quelli di bilancio.
Quanto alle considerazioni espresse nel Vs. documento, le stesse appartengono alla Vs. autonoma sfera di giudizio.
L’andamento della ns. Azienda è correttamente analizzato nella Relazione degli Amministratori sulla Gestione di cui al Bilancio 2014 approvato dall’Assemblea dei Soci in data 28/07/2015."

Peccato che nella stessa Relazione degli Amministratori si affermasse che 
"...la società non è stata in grado di adempiere al pagamento dei debiti verso l’erario
...la società non ha rimborsato le rate di alcuni finanziamenti verso un istituto di credito"

e, ad aggravare la situazione, pesano le parole della società di revisione (KPMG)
“ .. non siamo in grado di esprimere un giudizio sul Bilancio d’esercizio della FILCA Cooperative Società Cooperativa al 3 dicembre 2014”

ovviamente il rating passò da A- a B- per poi essere cancellato.

Ancora "crepe" che manco dall'interno venivano rilevate.

La triste morale di questa storia, e purtroppo di tante altre che si verificheranno, è che senza avere la capacità di giudicare, e al limite stimolarne un miglioramento, il sottostante, ovvero in questo caso la natura del progetto strategico da finanziare (contenuto nel Business Plan), non vi è possibilità di vedere le "crepe" che si verificheranno, ex-ante, o che si verificano in corso d'opera. 

Tale competenza nasce da conoscenze, quelle di strategia d'impresa, che non sono ad oggi nella disponibilità delle aziende, Filca in questo caso, o degli investitori, per questa emissione Banca Popolare di Milano, Iccrea BancaImpresa, CRA di Cantù BCC, BCC Alta Brianza di Alzate Brianza), Reale Mutua e Italiana Assicurazioni, società finanziarie e fondi legati alla AGCI (Associazione Generale Cooperative Italiane) e Zenit sgr (dunque soggetti bancari e non).
Inoltre tutti questi soggetti men che meno sono sollecitati e stimolati a dotarsene dai regolatori, come anche testimonia il nuovo Regolamento europeo n. 596/2014, relativo al market abuse che, da questa tipologia di temi, si tiene ben lontano.

Dunque continuiamo a ignorare le crepe, attendendo che l'edificio ci caschi addosso, o iniziamo finalmente ad operare in modo che le crepe non si producano mai?

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