"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

sabato 5 novembre 2016

Chi ha bisogno del CEO?

di
Luciano Martinoli


Un caso di nuova governance da un'azienda svizzera: niente Ceo e tutti i primi livelli che riportano direttamente al board.

Il Wall Street Journal del 4 novembre riporta la notizia di un inconsueto riassetto organizzativo di un'azienda svizzera del settore lusso. Congedato l'amministratore delegato, il proprietario ha deciso di non sostituirlo e di far riportare tutti i primi livelli al consiglio di amministrazione. E' una mossa che certamente comporterà una reazione più veloce al business. L'esistenza di un "grande capo" infatti corre il rischio di essere un collo di bottiglia del processo decisionale e "un unico individuo non può essere ritenuto responsabile per ogni cosa" ha affermato saggiamente il signor Rupert che fondò l'azienda più di venti anni fa. 
Vi è anche un altro aspetto positivo di questa tipologia di assetto: la responsabilizzazione del board che non solo ha la possibilità di rendersi conto di prima mano dell'andamento del business, ma è chiamato anche ad agire in presa diretta.
Interessante inoltre il ruolo che Rupert si è ritagliato: "air-traffic controller of egos", una dimensione importante e critica nell'ambiente conflittuale degli executive.

L'azienda si sta avviando verso quelle forme organizzative senza capi che alcuni già stanno sperimentando? Non è dato saperlo ma un altro aspetto interessante è emerso: il mercato, l'azienda è quotata, pare abbia apprezzato la mossa. Una dimostrazione che se c'è coraggio e intelligenza nella gestione dell'azienda, la finanza apprezza e segue, laddove c'è incertezza impone le sue regole che si rivelano una utile scusa per capi azienda pavidi e privi di idee.

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