"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 15 novembre 2016

Rapporto Cerved PMI 2016: uno sguardo sugli effetti (dimenticando le cause)

di 
Luciano Martinoli


E' stato presentato il rapporto sullo stato delle PMI. Appaiono segnali di miglioramento, ma quali sono le loro cause? Lo si può capire dai risultati prescindendo dai comportamenti che li hanno generati (e che se non modificati li rigenereranno) ?

Anche quest'anno Cerved ha presentato, per il terzo anno consecutivo, il suo rapporto sullo stato delle PMI italiane con un approfondimento, questa volta, sugli agenti dell'innovazione: le start-up e le PMI innovative.
Le analisi effettuate grazie all'accesso dell'immenso patrimonio dati di cui dispone l'azienda, in questo caso i bilanci di più di 130.000 PMI, se da un lato offrono strumenti di lettura interessanti, dall'altro sono minati da una "vista" radicata sui luoghi comuni di gestione d'impresa e avulsa da considerazioni strategiche.
Qualche esempio a tal proposito.

Tra tutti i parametri presentati (fatturato, mol, indebitamento, ROE, ecc.) brillava per la sua assenza la produzione di cassa, pur sapendo tutti quanto sia essenziale questo aspetto (le aziende falliscono per problemi di liquidità, non di fatturato o indebitamento, ecc.). A mo' di malconcia stampella, per ovviare a questa mancanza, è stato presentato l'aumento dell'indebitamento, finanziario e commerciale, come fatto positivo, sostenendo implicitamente che poichè le aziende non sono capaci di autofinanziarsi, ma della liquidità hanno bisogno, se c'è qualcuno che gli da credito possono finalmente andare avanti. Tale distorta narrazione risuona un po' assurda come quella di considerare una crescita della spesa farmaceutica come un segno di buona salute di una popolazione, che per stare bene deve consumare farmaci, o come l'affermazione che l'aumento delle forze di polizia sia indice di un luogo più sicuro!

Un altro tema importante affrontato senza considerazioni strategiche, e dunque con considerazioni fuorvianti, è quello della produttività. In Italia, si è detto, vi è un problema di mancato aumento della produttività fin dalla metà degli anni '90, più accentuato che negli altri paesi occidentali. La causa è stata indicata nella mancanza di innovazione, e da qui l'approfondimento sulle start-up. Purtroppo una causa ancora più profonda, totalmente assente dall'analisi, è l'abbondanza dell'offerta in tantissimi settori rispetto alla domanda, ovvero un posizionamento strategico debole della stragrande maggioranza delle imprese che impone loro di fare efficienza e abbassare i prezzi. Da questa prospettiva allora l'iniezione di tecnologia per produrre "meglio" (ovvero di più e a costo più basso, ad esempio con il paradigma Industry 4.0), ciò che già non interesse più, a cosa può servire?

Forti di queste convinzioni, che poi sono quelle più diffuse, si è passato a considerare i portatori sani di innovazione e i loro problemi: le start-up. Anche qui è da rilevare una mancanza di approccio strategico inteso come indagine sulle motivazioni profonde del sottostante: perchè parlare di chi fa "innovazione" (che potrebbe essere anche banale) invece di parlare di che innovazione viene fatta (che aiuterebbe a valutare se si sta "startuppando" bene o si stanno solo facendo giocare un po' di ragazzini)?

Ancora una volta è da rilevare come l'assenza di cultura e approccio strategico, ovvero un'analisi dei comportamenti e non solo delle loro risultanze, dia viste parziali, superficiali e fuorvianti sulla realtà economica, alimentando convinzioni pericolosamente sbagliate, nel peggiore dei casi, o ininfluenti, nel migliore, e ritardando quella profonda riprogettazione di cui il nostro sistema economico ha bisogno.



3 commenti:

  1. Ho assistito anch'io alla presentazione organizzata da Cerved Group martedì 15 al palazzo della Regione Lombardia: condivido buona parte dell'analisi fatta, in particolare riguardo al mancato approfondimento su quale tipo di innovazione si vuole ricercare.
    E tuttavia mi sento di essere un po' meno pessimista sul futuro delle start-up e delle PMI innovative; lo so, abbiamo a che fare con dei giovani, che vogliono cimentarsi con la creazione di imprese sotto l'ala protettrice dei loro professori universitari, quindi molta teoria e poco senso della realtà. Si auspicano riforme in grado di liberare le masse di liquidità in mano ai privati, senza considerare che in Italia negli ultimi 3/5 anni valanghe di denaro sono confluite nei prudenti fondi a gestione separata con rendimento garantito dello 0,50%.
    I nostri giovani vanno all'estero, vedono ambienti più pronti all'investimento e cercano di riportare qui le loro esperienze. Credo che dobbiamo sforzarci di vedere il positivo che c'è dietro queste iniziative. Un saluto

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    1. Grazie del commento.
      Mi dispiace essere stato percepito come pessimista ma il mio sentimento negativo non era rivolto ai giovani che fanno start-up (ce ne fossero!) quanto a chi fa queste analisi che dovrebbero essere di stimolo e guida proprio per scongiurare i pericoli in cui possono incorrere (troppa teoria, visioni asfittiche, mancanza di collegamento con il tessuto esistente, ecc.). Cerved, come le associazioni imprenditoriali, le camere di commercio, le banche, il governo con i sui programmi di incentivazione, hanno il dovere di esercitare questo ruolo e invece si accontentano di narrazioni superficiali, interventi di piaggeria e per sentito dire, analisi da millennio scorso.

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  2. Ho assistito anch'io alla presentazione del rapporto Cerved al Palazzo della Regione Lombardia.
    Condivido buona parte delle osservazioni, soprattutto per quando riguarda il tipo di innovazione che si vuole perseguire.
    Tuttavia mi sento di essere meno pessimista sul futuro delle start-up e delle PMI innovative: si tratta di giovani che vogliono creare e rafforzare le loro imprese sotto l'ala protettrice dei loro professori universitari, quindi molta teoria e molto meno senso della realtà; si vorrebbero riforme che liberino masse di danaro in mano ai privati ma non si considera, ad esempio, che negli ultimi 3/5 anni valanghe di denaro sono confluite nei prudenti fondi a gestione separata con rendimento garantito allo 0,50%.
    Questi giovani hanno vissuto periodi all'estero, in ambienti favorevoli allo sviluppo e sperano di portare qui la loro esperienza; credo che dobbiamo fare in modo di non smontare pezzo a pezzo il loro entusiasmo. Un saluto..

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