"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 24 febbraio 2017

Aumento di capitale ok … Ma poi?

di
Francesco Zanotti

Risultati immagini per aumento di capitale unicredit 2017


Ovviamente mi riferisco al caso Unicredit. Su cosa accadrà poi un problema rilevante lo individua Alessandro Graziani oggi sul Sole24Ore…

Dipendenti, Risparmiatori e Clienti di Unicredit tirano un sospiro di sollievo. Così come azionisti e obbligazionisti.
E il futuro? Se guardiamo al Business Plan che Unicredit espone sul suo sito e datato 13 dicembre 2016 non vi sono elementi che permettono di rispondere a questa domanda. Questo fatto segna la cifra di anomalia del caso banche: a quale altra tipologia di impresa viene concesso un aumento di capitale di tale portata senza che essa dia indicazioni scientificamente accettabili su cosa farà nel futuro? Nel caso di Unicredit l’anomalia è particolarmente … anomala … perché l’aumento di capitale non sembra destinato ad investimenti, ma a coprire perdite.
Alessandro Graziani sul Sole24Ore di oggi sostiene che si tratta dell’aumento di capitale “definitivo”. Ma, poi, egli stesso, si pone una questione “drammatica”: sarebbe bene interrogarsi su come sia stato possibile cumulare negli anni così tanti crediti in sofferenza”.
Provo ad affrontare questa questione che certamente permette di immaginare qualcosa sul futuro di Unicredit.
Innanzitutto osservo che le ragioni per cui sono aumentati i crediti inesigibili avrebbero dovuto essere spiegate nel Business Plan. E, soprattutto, il Business Plan avrebbe dovuto spiegare cosa intende fare la banca per evitare che si riformino. E questo non tranquillizza.
Ma c’è qualcos’altro che non tranquillizza. E non riguarda solo Unicredit. La ragione per cui non si non parla di questi problemi è perché pensa che non ci possa fare nulla. Purtroppo si pensa che i crediti inesigibili siano solo il frutto della crisi economica che, a sua volta, è generata da eventi fatali (dal Fato stesso a Giove Pluvio incazzato, forse è bastato anche solo un dio minore capriccioso), quindi fuori dalla portata dell’umana capacità di intervento. Per cui la strategia vincente è “ha da passà a nuttata”.
Ma non è vero! La crisi economica è somma della crisi di tante imprese i cui prodotti sono diventate commodities e costringono le imprese a battaglie di prezzo insostenibili. Tanto è vero che molte imprese i cui prodotti non sono diventati banali commodities hanno prosperato anche durante la crisi. Occorre allora mettere in discussione la capacità di valutazione delle banche. Io sostengo (e mi piacerebbe un dibattito pubblico sul tema) che le banche in generale non dispongono delle risorse cognitive necessarie a valutare  le imprese in periodi di grandi cambiamenti.
Allora il futuro, dopo la capitalizzazione, dipenderà certamente dal fatto che Unicredit (ma anche il futuro delle altre banche dipenderà da questo) abbia voglia o meno di dotarsi delle risorse cognitive che permettano loro di fare un salto di qualità nella capacità di valutazione delle imprese. Se questa voglia non ci sarà, allora saremo nei guai. Dico “saremo” perché il peso dei guai ricadrà sulla collettività tutta.
A rafforzare i dubbi che vengono dal tentar di rispondere alla questione posta da Alessandro Graziani occorre osservare che anche altre questioni chiave, che hanno a che fare col futuro, non sono state affrontare dal Business Plan definito prima dell’aumento di capitale. La principale è: quali tipi ci conoscenze e metodologie di cambiamento intende usare Unicredit? Quelle tradizionali di “Change management” che sono fatte apposta per generare resistenze al cambiamento (quindi disastri commerciali ed organizzativi) o vuole attingere ai risultati che rendono disponibili le scienze naturali ed umane?

Concludendo: meno male che l’aumento di capitale è stato sottoscritto, ma tutti gli uomini di buona volontà dovrebbero chiedere ad Unicredit di rassicurarci che non ne avrà bisogno di altri. E la rassicurazione dovrebbe, almeno (perché ce ne sarebbero molte altre), partire dalle risposte alle problematiche che, partendo dal dubbio di Alessandro Graziani, sono state sollevate in questo post.

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