"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

domenica 9 aprile 2017

Decostruire la competitività

di
Francesco Zanotti

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Ha senso usare parole senza senso? Ovviamente no! Eppure … Una delle parole che hanno meno senso è la parla “competitività”. Eppure è diventata la parole di riferimento per ogni strategia e proposta.

Perché facciamo le riforme? Ma per la competitività ovviamente. Perché ci serve l’Europa? Ma per la competitività, ancora una volta ovviamente. Perché facciamo ricerca, perché … sempre per la competitività!
Ma cosa vuol dire “competitività”? Provi il lettore che la usa e la osanna, alla quale affida il senso ultimo dei suoi “pensieri, parole ed opere” a darne una definizione … ovviamente universale perché viene usata in ogni dove e in ogni quando. Si troverà in palese difficoltà, spesso in autocontraddizione.
Oggi sulla “Domenica” del Sole24Ore Roberto Casati parla del ruolo del filosofo. E sostiene che è certamente anche un ruolo “linguistico”: aiutare a decostruire le espressioni che stanno perdendo di senso. E generare nuove espressioni perché è solo con nuovi linguaggi che si costruisce un nuovo mondo.
Noi abbiamo un bisogno folle di “decostruire” la parola competitività che sta bloccando ogni discorso sul futuro in una retrivo tentativo di migliorare il passato.
Cosa sostituiamo a “competitività”? Ma la parola “imprenditorialità”, con un senso molto preciso. L’imprenditorialità è costruire nuovi mondi non “leticare” per sopravvivere in un mondo che si sta spegnendo. Perché è proprio questo il significato ultimo che si è sedimentato sulla parola competitività: una strategia di profonda conservazione del passato e di affannoso rifiuto del futuro.

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