"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

mercoledì 9 agosto 2017

Sulla carenza dei progetti aziendali

di
Luciano Martinoli


C'è chi fa soldi e vede l'azione scendere, chi ne perde e si indebita e la vede salire, chi si tiene i soldi in pancia e non fa investimenti. Il punto di vista da accogliere per comprendere questi fenomeni è l'esistenza, e la loro qualità, dei progetti di sviluppo.

Tenaris ha appena annunciato risultati positivi per il primo semestre del 2017, con ricavi e margini in aumento. Ciononostante l'azione in borsa a Milano è crollata del 7% e successivamente sospesa per eccesso di ribasso. Ennesima follia dei mercati o loro lungimiranza? 
Propendo per la seconda.
L'offerta di Tenaris è quasi esclusivamente concentrata sul settore petrolifero. Dopo una massiccia riduzione di costi (dunque una strategia di efficienza), il suo "progetto" consiste nel dare soluzioni di qualità alle aziende petrolifere. L'età del petrolio però si sta lentamente spegnendo prima della fine del petrolio stesso. Non passa giorno che arrivino notizie di difficoltà, dubbi, chiusure nel settore. Recentemente anche la finanza d'assalto ha iniziato a voltargli le spalle con l'annuncio di Andy Hall, famoso trader del petrolio soprannominato per la sua abilità "the God" , sulla chiusura del suo hedge fund specializzato sul petrolio che ha perso il 30%.
Insomma Tenaris, nonostante il suo mix strategico di qualità ed efficienza, corre il rischio di rimanere leader in un mercato in declino, un "vecchio leone", usando la nostra metafora della Matrice di posizionamento Strategico.

Gli investitori, a modo loro e intuitivamente, se ne sono accorti e si comportano di conseguenza.

Ma cosa dovrebbe fare Tenaris, che opera in un settore evidentemente maturo, per migliorare la sua posizione.
Rivoluzionare il settore!
E' possibile? Certo.
Consideriamo ad esempio cosa sta facendo la Tesla di Elon Musk che opera anch'essa in un settore maturo: l'automobile. 

La Tesla non è un'azienda automobilistica che ha deciso di usare la tecnologia per migliorare la sua offerta (come sta facendo Mercedes, Audi, BMW e altri costruttori). Il suo approccio è ribaltato: è un'azienda tecnologica che usa la tecnologia nel settore della mobilità per rivoluzionarla. C'è un progetto rivoluzionario alla base dell'offerta, un progetto alto, forte e, sopratutto, pubblico. Nessun segreto, altrimenti come riuscirebbe a realizzare la sua rivoluzione? (e da qui la deduzione sulla qualità dei progetti "segreti": devono essere per forza banali, dunque 'copiabili', e da qui la segretezza!).

Tale progetto rivoluzionario ha convinto gli investitori che non solo lo condividono acquistando in massa le azioni Tesla e spingendo il loro valore vicino, per un periodo anche oltre, a quello dei colossi dell'auto (GM e Ford), ma addirittura consentendogli di indebitarsi attraverso l'emissione  di un bond di 1,5 miliardi di dollari per sostenere la produzione del nuovo modello 3. 
Con questa emissione il debito in circolazione di Tesla è di 10 miliardi di dollari e dalla sua nascita, nel 2003, non ha ancora prodotto un dollaro di utile!

Usando la stessa matrice potremmo dire che Tesla è nella posizione "Il cielo in una stanza"



Dunque Tenaris fa profitti e gli investitori scappano, Tesla si indebita e perde soldi ma gli investitori si affollano. La differenza? La qualità del progetto di sviluppo dell'impresa.
Purtroppo questo motore di sviluppo è ignorato e non è oggetto di dibattito mediatico, considerazioni politiche e stimolo e incentivo economico, sia da questa che dall'altra sponda dell'Atlantico. 

In Europa una recente ricerca dell'agenzia di rating Moody's rivela che nelle casse delle aziende europee vi è un tesoro di liquidità: 974 miliardi di euro, in crescita rispetto al 2015.
Anche in Italia la situazione non è male: 84,1 miliardi per le aziende quotate a Milano. 
Come vengono spesi questi soldi? Come fanno i cugini americani: dividendi, per compiacere gli azionisti (non tutti), e acquisto azioni proprie, spesso per tener su artificialmente il valore del titolo.

Morya Longo sul sole24ore fa giustamente le pulci a quanti investimenti si sarebbero potuti fare se dal 2008 le aziende europee avessero usato la liquidità prodotta: 6mila miliardi.
Una montagna di soldi per rinnovare macchinari, effettuare espansioni all'estero, ecc. ma, ancora una volta, per garantire che questi soldi ne avrebbero prodotti altri c'era bisogno di un progetto che, evidentemente, nella stragrande maggioranza dei casi non esisteva. Meglio allora la "manina corta" negli investimenti.

Il mercato, l'economia, la società intera chiede alle aziende che hanno creato questo mondo, che sta morendo di una fisiologica perdita di senso (nulla è per sempre), di inventarne un altro. Tenersi i soldi in pancia è la più evidente dimostrazione che non se ne è capaci. Parlare d'altro, invece che questa incapacità, è pericolosamente miope; gli estremi dei recenti casi Tesla e Tenaris insegnano.

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