"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 16 luglio 2019

A che servono i "dati"?

di
Luciano Martinoli
luciano.martinoli@gmail.com



Il grande fisico e cibernetico Heinz von Foerster sosteneva che: “Possiamo prendere una decisione solo sulle questioni indecidibili. Su tutte le questioni decidibili è già stata data una risposta. Ad esempio, alla domanda, 2 per 2 fa 4 o 5?, può essere data una sola risposta perché sono state accettate le regole della matematica”. C’è libertà di scelta quando si può rispondere ad una questione per principio indecidibile. In tutti gli altri casi parliamo di semplice calcolo. Infatti in una reale situazione di decisione le alternative date sono tutte ugualmente valide: non ci sono alternative migliori o peggiori, altrimenti non sarebbero reali 'alternative'.  Se tali alternative fossero di valore differente (nel qual caso, di nuovo, non sarebbero davvero alternative) non ci sarebbe alcuna necessità di decidere tra di loro in quanto la decisione sarebbe già stata presa. Dunque al cuore di ogni decisione vi è un paradosso: l'indecidibilità.
Ma allora a che servono i dati, di cui oggi tutti i manager sembrano essere affamati (o vogliono convincerli ad esserlo)?

giovedì 11 luglio 2019

Che fine ha fatto lo "shareholder value"?

di
Luciano Martinoli
luciano.martinoli@gmail.com


Gli inizi degli anni '80 del secolo scorso coincidono con la nascita di un nuovo modo di considerare lo scopo delle grandi aziende: la massimizzazione dello shareholder value, ovvero del ritorno per gli azionisti. Aver dato priorità alla proprietà dell'azienda, rispetto agli altri stakeholder, ha allineato tutte le sue attività, e sopratutto le attenzioni del management, principalmente a questo scopo subordinando tutte le altre ad esso. Ovviamente anche la struttura degli stipendi dei manager è stata pensata per incentivarli a raggiungere tale obiettivo. Se vogliamo si è trattato della più estrema definizione del soggetto aziendale come entità con scopo utilitaristico. Da tempo ci si interroga, e si critica anche, questo modo di vedere le aziende, sopratutto quelle grandi e quotate in borsa, ma la narrazione corrisponde davvero alla realtà? Oppure la complessità aziendale ha sbriciolato anche questo tentativo di 'linearizzare' la definizione e le operazioni dell'impresa?