di
Francesco Zanotti
Davvero … le parole ci stanno distruggendo.
Una della parole che sta spegnendo il nostro sistema economico (accanto ed in stretta sinergia con la parola “competitività di cui ho già detto spesso peste e corna) è: Governance.
Se ne è parlato per le Generali. Se ne parla oggi su tutti i giornali per Fonsai. Si dice esplicitamente: ora che Fonsai, con l’ingresso di Unicredit ha una situazione finanziaria ben definita: il problema da risolvere è quella della Governance.
Cosa si intende con questa parola? Sostanzialmente il problema di chi fa l’autista. Più in dettaglio: come si può creare un gruppo omogeneo di autisti (non basta un solo uomo al comando) che garantisca una guida forte e sicura alle imprese.
Poiché la posizione dell’autista è la posizione più “pregiata”, si scatena, ovviamente, la corsa tra i mille autisti che si dichiarano disponibili.
E cosa c’è che non va in questa storia?
Quasi tutto. Infatti, oggi non è necessario alcun autista. Oggi sono necessari progettisti. Le imprese, anche di servizi, devono rivoluzionare la loro identità, non essere guidate a destreggiarsi in un mondo che apprezza sempre meno la loro identità attuale. Se sono nei guai non è perché sono state guidate male. Anche perché, se così fosse, la possibilità di trovare “autisti” nuovi e molto più capaci sarebbe del tutto casuale. Gli autisti costituiscono una classe chiusa: si scambiano i posti tra di loro. Chi ha successo da una parte, poi, da qualche altra parte, non ce l’ha. Continuando il giro tondo, prima o poi, a caso, arriverà a guidare un’azienda dove avrà successo e, così, continuerà ad essere legittimato a partecipare al giro tondo.
Servono davvero progettisti di nuove identità. Ma questi devono essere radicalmente diversi dagli autisti. In brevissima sintesi, i loro strumenti devono essere la conoscenza e le metodologie di strategia d’impresa, mentre queste stesse conoscenze e metodologie sono inutili (infatti non le posseggono) a chi fa di mestiere l’autista. Devono guidare processi progettuali che coinvolgono gli stakeholders sia interni che esterni alle imprese e non vincere battaglie di potere.
Se i progettisti devo fare dunque un mestiere radicalmente diverso dagli autisti perché vogliamo chiamarlo nello stesso modo: Governance?
La ragione è semplice: gli autisti non vogliono smettere di fare gli autisti! Non hanno alcuna intenzione di fare i progettisti.Non potrebbero neanche volendo. Ve li immaginate i protagonisti delle cronache finanziarie (che somigliano troppo alle cronache rosa) che studiano le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa ed attivano processi progettuali sociali?
La conclusione è che, purtroppo, occorre passare da una strada abusata ed antipatica: eliminare gli autisti del potere e sostituirli con progettisti preparati a quel ruolo. E’una strada abusata ed antipatica perché sarebbe meglio preparare gli autisti attuali al nuovo ruolo, necessario, di progettisti. Ma non è neanche possibile proporlo, affaccendati come sono nei giochi di potere, chiusi come sono tra le “relazioni che contano”.