di
Luciano Martinoli
Si è tenuta ieri, organizzata dalla società Aletheia, un evento dal titolo "Il credito alle imprese in tempi di instabilità. Occorre un ripensamento nei criteri di valutazione del rischio?"Pur essendo stato organizzato in Assolombarda, la presenza degli imprenditori era scarsa e il tema sembrava più rivolto alle banche che a chi doveva beneficiarsi di questo potenziale ripensamento.
A me è sembrato un dialogo tra un cinese ed un turco, con l'unico livello di comunicazione assicurato dal linguaggio gestuale che i due riuscivano a stabilire.
L'immagine non è lontana dalla realtà in quanto non vi era cattiva volontà di comunicare, ma reale impossibilità di farlo. Da un lato gli imprenditori (solo uno a capo di un'associazione) che, con la foga e l'entusiasmo tipico di chi fa impresa, ha illustrato le speranze, i progetti, le eccellenze, ma anche le necessità della categoria. Dall'altro i bancari che dissertavano sulla validità e necessità degli "schemi" (il rating) da adottare per capire il mondo dei loro interlocutori.
Solo nel pomeriggio è balzato chiaro il nocciolo del problema, additato da uno dei relatori: le banche non sono sempre attrezzate per valutare le strategie d'impresa.
Il rating infatti è uno strumento algoritmico utile per cercare di capire un andamento su base numerica a partire dai conti (del passato). La strategia invece non è numerica, non può essere calcolata e ridotta ad una cifra, ma può essere comunicata. Quante cose facciamo tra umani, senza ambiguità e che ci consentono di prendere decisioni efficaci, senza scomodare la matematica?
Ecco allora la necessità non di un ripensamento dei rating, e neppure di nuovi rating, ma di un loro radicale superamento: l'utilizzo di un nuovo linguaggio che consenta di comunicare, con efficacia, sufficiente precisione e in tempi rapidi, la strategia.
Non è un nascondersi dietro un gioco di parole, chiamare "linguaggio" ciò che poi può essere rating, ma un approccio davvero diverso. Con il linguaggio si dialoga, dialogando ci si comprende, comprendendosi oltre a dare risposte si permette anche di eseguire un'operazione fondamentale per la costruzione dello sviluppo: formulare domande. Un rating, un programma di calcolatore che aspetta degli input, e solo quelli, e produce degli output, e solo quelli, dà solo risposte, risposte alle domande già formulate e cristallizzate nel programma. E' dalle domande che possono scaturire nuove prospettive di stimolo per entrambe le parti e solo se la banca, ma anche l'impresa, supereranno la logica del cliente/fornitore e si doteranno di moderni strumenti di efficace comunicazione strategica raggiungeranno questo obiettivo.
Tale linguaggio esiste, dunque non ci sono scuse se non la volontà di sostenere un gioco delle parti anacronistico che sta terminando il suo ciclo di vita.
Buonasera.
RispondiEliminaHo partecipato anche io al convegno dell'8 marzo ed in effetti ho notato la scarsa presenza in sala degli imprenditori...in realtà il pubblico non mi è sembrato molto numeroso!
Ho scritto anche io un intervento sul mio piccolo blog e mi sono permessa di citare questo link.
Saluti,
Laura