di
Cesare Sacerdoti
Come in ogni periodo di crisi, ogni cittadino, ogni attore sociale, politico, istituzionale responsabile si chiede quali misure, azioni o attività debbano essere attuate per superarlo. È evidente che questo accade con ancora maggior rilevanza in questi giorni di fronte alla più grave crisi economico-finanziaria forse mai vissuta e che colpisce direttamente oltre 1 miliardo di persone.
Nei singoli cittadini vi è la naturale tendenza a trovare ricette miracolose e politici che le mettano in pratica: in fondo ci sentiamo tutti allenatori e non smettiamo questa ambizione quando parliamo di economia e di politica.
Un diverso, più profondo, competente, complessivo approccio devono avere i responsabili ultimi delle nostre sorti: dalle parti sociali, al Governo, al Parlamento. La mia impressione è che, purtroppo, le ricette che vengono proposte da coloro che reggono le sorti del nostro paese, dell’Europa, delle istituzioni internazionali, siano “pannicelli caldi”.
Le tante voci che si levano da ogni parte sono state sintetizzate da due media competenti e rilevanti: Il Mondo (del 23 settembre 2011), che riporta in copertina “13 idee per la ricrescita” e Il Sole 24 Ore con il suo manifesto di “9 impegni per la crescita”. Ho analizzato una per una queste proposte usando il criterio che mi sembra più rilevante: le ricette che vengono presentate, aumentano la capacità di produrre cassa delle imprese oppure no? Aiutano a creare nuovi posti di lavoro?
Considero rilevante la capacità di produrre cassa perché è questo il parametro che dice se l’impresa riesce a pagare debiti, fornitori, dipendenti.
Se non paga i debiti (o almeno non li aumenta e paga gli interessi) esplode quella bolla finanziaria definitiva che nessuno osa prendere in considerazione: i debiti delle imprese. Se non paga i fornitori, idem come sopra, perché anche i fornitori sono generalmente imprese. Se non paga gli stipendi … beh è inutile specificare perché questo è forse il problema più drammatico.