di Cesare Sacerdoti
Il presidente della Compagnia delle Opere, Bernard Scholz, sottolinea che “l'innovazione e l'internazionalizzazione sono quelle leve che permettono di ripensarsi nel medio periodo, di valutare la propria tenuta organizzativa e di riprogettarsi per competere sul mercato globale”. Egli intravvede in questa sfida anche “ la necessità di un cambiamento di mentalità da parte degli imprenditori chiamati, in un certo senso, a riscoprire il valore della collaborazione e a superare la barriera dell'individualismo”.
Nel contempo il presidente di Unioncamere, Bettoni, dichiara che “in alcuni casi, a pesare, sia la mancanza di risorse umane, conoscenze e professionalità necessarie per affrontare i complessi temi della competitività”. Per Bettoni una strada possibile è quella “delle aggregazioni di imprese per la realizzazione di progetti comuni e condivisi” ma, personalmente, ritengo che tali aggregazioni non possano avere successo se non siano frutto di un nuovo piano strategico, innovativo, che sappia sì valorizzare le competenze, le capacità, le risorse delle singole aziende partecipanti, ma che individui nuovi spazi imprenditoriali.
Sicuramente una leva importante potrebbe essere quella dell’ imprenditoria giovanile, ma non credo che questa debba essere considerata come l'antidoto alla disoccupazione giovanile, come invece sembra richiamare Jacopo Morelli presidente del gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria: non bastano incentivi fiscali per creare imprenditoria e non dimentichiamo che le imprese, e in particolare le grandi imprese, svolgono anche un ruolo importante dal punto di vista della formazione dei giovani. L'imprenditoria non deve diventare l'obiettivo di chi non vuole lavorare “sotto padrone”, per non sottostare a regole, orari, obiettivi di altri.
Diventa quindi sempre più necessario formare una nuova imprenditoria dotando le persone di nuovi strumenti e nuove metodologie, che noi abbiamo definito “imprenditoria aumentata”, per far nascere nuovi grandi sogni imprenditoriali e sociali. Solo in questo senso, riteniamo, si potrà, come dice Alberto Barcella presidente di Confindustria Lombardia, “innovare per crescere, cioè individuare nuovi prodotti, nuovi processi, nuovi mercati, nuove alleanze con altre imprese, università e con centri di ricerca”.
Solo colmando quel deficit di “conoscenze e professionalità”, si potrà quindi “ripensarsi”, “cambiare mentalità” e pensare ad aggregazioni capaci di inventare nuovi business e un nuovo sviluppo imprenditoriale.
E “ripensarsi” non può non passare anche attraverso un cambiamento di prospettiva, di punti e di metodi di osservazione del mondo che vogliamo affrontare: è con questa convinzione che abbiamo organizzato il seminario del 5-ottobre (“Fisica quantistica e sviluppo imprenditoriale”) per “guardare diversamente la crisi e risolverla con una nuova imprenditorialità”.
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