di
Francesco Zanotti
La
macroeconomia ha bisogno di una profonda riscrittura … Proviamoci cercando di ricavare qualche nuova idea sul
governo dell’economia
La macroeconomia è sostanzialmente una teoria dell’equilibrio tra domanda ed offerta
che, però, considera la produzione il driver fondamentale della domanda. Nel
senso che è l’aumento della produzione a generare un aumento della domanda.
La crisi che
stiamo vivendo ha messo in dubbio questa teoria perché si è verificato un calo
della domanda che precede (non è generato) dal calo della produzione.
Tanto è vero
che, come riporta Ricardo Franco Levi sul Corriere del 2 novembre 2016, Janet
Ellen alla sessantesima conferenza annuale della Federal Reserve Bank of Boston
si chiede come sia possibile che un persistente calo della domanda possa
causare un danno permanente all’offerta. Le sembra incredibile.
Costretta
dai fatti ad accettare che quanto si pensava impossibile sta accadendo, si
chiede, allora, se sarà vero che, spingendo con forza sulla domanda, si potrà
davvero accrescere la capacità produttiva, stimolare investimenti e nascita di
nuove imprese, aumentare l’occupazione.
Ma sembra
che nessuno sappia rispondere, tanto che l’Autore dell’articolo sostiene che ci
vorrebbe un nuovo genio alla Keynes per capirci qualcosa.
A me sembra,
però, che non servano geni. Basta guardare un po’ più nel profondo. Mi sembra
che l’attuale disagio della macroeconomia possa trovare una facile soluzione
abbandonando la teoria dell’equilibrio
La crisi
attuale è una crisi da perdita di senso. Più prosaicamente, essa è dovuta alla
noia: i prodotti offerti dalle imprese interessano sempre meno. Aumentare la
capacità produttiva e la produttività del lavoro non aumenta la domanda, ma
accelera la virulenza della competizione di prezzo che deprima la capacità di
generare cassa delle imprese. Ad aumentare la domanda non basta neanche
aumentare la liquidità disponibile. Finisce nella finanza e non nell’economia.
Due
corollari a questa visione.
Il primo è
che è il dato più importante per capire se aumenta o diminuisce la capacità di
generare valore di una impresa è la sua capacità di generare cassa, non il fatturato.
Ora, la capacità di generare cassa inizia a deprimersi molto prima che inizi a
calare il fatturato. Se oggi sta calando la capacità di generare fatturato
questo significa che la capacità di generare cassa è iniziata molto prima. E il
fatto che non ce ne siamo accorti ha generato il fenomeno degli NPL.
Il secondo è
che il PIL può essere sottoposto ad una critica più profonda di quelle, pure sensate, vnano per la maggiore. Un aumento del PIL può essere compatibile con una
perdita della capacità di generare casa delle imprese. Ed è anche compatibile
con una perdita di reddività delle imprese. Detto diversamente, ad aumentare il
PIL possono contribuire con lo stesso ruolo sia imprese che assorbono cassa,
sia imprese in perdita. Il PIL non vede né gli utili né la cassa.
Tornando al “teorema”
principale, per aumentare la domanda è necessario innovare radicalmente
l’offerta. Superare il problema della noia. Immaginare prodotti che abbiano lo
stesso significato esistenziale che avevano la lavatrice o il frigorifero prima,
ai tempi del nostro miracolo economico.
La chiave per
riuscirci è avviare una nuova stagione di progettualità imprenditoriale che
costruendo oggetti, imprese e infrastrutture radicalmente nuove, genera una
nuova domanda alta, forte e sana.
La liquidità
potrà così essere indirizzata a finanziare i nuovi progetti imprenditoriali.
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