di
Francesco Zanotti
Oggi verrà presentato a Milano uno studio Roland Berger sulla situazione del Private Equity e su come costruirne il futuro.
Da quanto scrive S. Fi. sul Sole 24 ore, lo studio afferma che il Private Equity sta vivendo un momento di crisi dal quale si esce smettendo di fare ai sottoscrittori promesse impossibili da mantenere ed usando la risorse disponibili non per fare nuove operazioni, ma per soddisfare la fame di liquidità delle imprese acquisite.
Ecco io credo che questa proposta sia come tirarsi la zappa sui piedi. Credo che sia necessario rendere disponibile al mondo del Private Equity, nello specifico, ma anche a tutti coloro che finanziano, a vario titolo, le imprese, le conoscenze di strategia d’impresa. E’ usando queste conoscenze che si vede l’assurdità del finanziare strutturalmente circolante nella presente situazione economica.
Conoscenze di strategia d’impresa? .. sì!
Per progettare e valutare strategie esistono conoscenze specifiche, come per ogni altra attività umana, d’altra parte. Per fare un esempio brutale: per progettare ponti occorre conoscere il calcolo strutturale. Ma è così in ogni attività umana non banale, chi la esercita si dota di un corpus di conoscenze specifiche che, ovviamente, sono in continua evoluzione.
Ora accade che chi per professione deve progettare e valutare strategie utilizzi solo un insieme piccolissimo delle conoscenze disponibili. Ovviamente non si perita in alcun modo di seguire l’evoluzione di queste competenze. Tanto meno partecipa (investendoci sopra) al loro sviluppo.
Usando le normali conoscenze di strategia d’impresa si arriva alla conclusione che finanziare le esigenze di liquidità è follia e che è, invece, necessario aumentare la qualità della progettualità strategica delle nostre imprese nelle quali si è investito.
E’ una follia finanziare circolante perché le imprese hanno bisogno di circolante quando la loro proposta di mercato è debole: simile a quelle dei concorrenti, di interesse calante da parte dei clienti. Con questo tipo di proposta è ovvio che è necessario giocare sul prezzo e sui tempi di pagamento per vincere la competizione. E per fare questo serve immettere nell’impresa la “benzina” della liquidità, per far funzionare una macchina che, tra l’altro, diventa sempre più “benizinivora”.
Se, invece, immaginate una impresa con una proposta imprenditoriale “forte” (unica e che entusiasma i clienti), non vi è alcun bisogno di giocare alla disperazione sul prezzo e sui tempi di pagamento. Una azienda di questo tipo non assorbe liquidità, ma la produce.
Allora il problema di tutti coloro che forniscono soldi a qualunque titolo alle imprese è che le imprese con una proposta imprenditoriale forte stanno calando. Detto diversamente, il tasso di originalità imprenditoriale sta calando. Il che significa che stanno aumentando le imprese che assorbono liquidità, invece di produrla.
In questa situazione dare corda alle imprese che assorbono liquidità perchè hanno una proposta imprenditoriale debole è buttare risorse. Non solo, è abituare le imprese al fatto che hanno bisogno di liquidità per sopravvivere, quando la missione fondamentale di una impresa è produrla.
In questa situazione è, invece, necessario imparare a valutare la “forza” della proposta imprenditoriale di una impresa e quando si scopre che è debole aiutarla a riprogettarla.
A questo servono le, purtroppo sconosciute, conoscenze di strategia d’impresa. Perché ignorarle?
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