di
Francesco Zanotti
Ieri vi è stata una “rivolta” popolare contro l’estirpazione
di qualche decina di ulivi per permettere la realizzazione del gasdotto TAP,
anche se esso aveva ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie.
La stampa e i commentatori mainstream hanno bollato come irragionevoli
le proteste. Ma è veramente così? No! Il problema è che non puoi pretendere di
essere considerato amico quando cerchi di rimanere estraneo …
Non accade mai che tra due
litiganti ve ne sia uno che ha completamente ragione e l’altro completamente
torto. Il segreto per superare i conflitti è mettere insieme le ragioni …
Iniziamo ad esaminare i
torti dei più “forti”, del pensiero mainstream. E’ un buon punto di partenza …
Il fondamento del pensiero “mainstream”
è la convinzione che i loro progetti infrastrutturali (come nel caso del TAP) sono
socialmente ed economicamente indispensabili e tecnicamente i migliori
possibili.
Tenendo presente questo
fondamento, il loro primo torto è di non capire le ragioni del conflitto. Infatti,
tutti parlano del fenomeno Nimby (Not In My Backyard): fate pure l’opera di pubblica
utilità che vi pare, ma non a casa mia. Tutti parlano, insomma, sostengono che
alla radice di ogni opposizione a nuove infrastrutture vi è un egoismo
primitivo che, come tale, non ha legittimazione etica. Poi c’è chi vi aggiunge
il peso dell’ideologia: chi si oppone lo fa in base ad ideologie irragionevoli
di tipo “passatista”, anarchico o contro l’impresa. Una sorta di opposizione al
progresso della società industriale. Infine, tutti si richiamano alla “legalità”.
Il TAP ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie, quindi non può essere
fermato dai pochi che, per di più, hanno completamente torto visto che sono
egoisti e ideologici. Se queste “ragioni” fossero assolute, la soluzione
sarebbe solo l’uso della forza pubblica per mettere a tacere gli oppositori.
In realtà queste ragioni
sono tutt’altro che assolute. Innanzitutto, le ragioni dell’opposizione non
hanno nulla a che vedere con il fenomeno Nimby. Sono solo la conseguenza del
fatto che i desideri di autorealizzazione stanno crescendo nelle persone e nei
gruppi sociali mentre la nostra società non offre occasioni di
autorealizzazione positive e, quindi, costringe ad autorealizzazioni conflittuali.
Attraverso un opporsi che, proprio perché può essere solo opporsi, finisce con il
prescindere dai contenuti.
Detto diversamente: l’opporsi come forma di autorealizzazione zittisce la ragionevolezza.
Detto diversamente: l’opporsi come forma di autorealizzazione zittisce la ragionevolezza.
Accanto a questo, occorre ricordare
che non è così certo che i progetti infrastrutturali siano socialmente ed
economicamente indispensabili. Lo dimostra il fatto che manca il loro riferimento
fondamentali: progetti di sviluppo del territorio o del sistema paese a cui finalizzarli. Rischia che si sviluppano
infrastrutture che sono funzionali al Progetto Paese inconscio di coloro che le
progettano. Tecnicamente, poi, è noto che non si può parlare di ottimo assoluto.
E’ ottimo da un certo punto di vista, ma non da altri.
Ovviamente con questo non
voglio dire che “hanno del tutto ragione” gli oppositori. Anzi proprio la
modalità attraverso la quale si formano le obiezioni, le costringe a diventare ideologie.
Quindi?
Quindi ritengo che la
soluzione non possa che consistere in una alleanza progettuale tra i
propositori di progetti infrastrutturali e il sociale.
Insieme possono sviluppare
il contesto di riferimento (i progetti di sviluppo del territorio o del Sistema
Paese) e il sistema infrastrutturale più adatto a quel contesto di riferimento.
In questo modo il sociale
trova una modalità di autorealizzazione costruttiva perché ne viene
riconosciuto il ruolo fondamentale. I propositori di infrastrutture possono
vedersi valorizzare il loro ruolo e le loro competenze.
Come dicevo all’inizio, il
segreto per superare i conflitti è mettere insieme le ragioni. Detto
diversamente, non puoi pensare di essere considerato amico se ti presenti come
estraneo.
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