di
Francesco Zanotti
Credo che la mia proposta in questo momento susciterà più
critiche che consensi, ma la faccio lo stesso perché mi sembra eticamente
doveroso provarci.
Un Progetto di Sviluppo a industria pesante zero. Sì, perché
l’attuale industria pesante sarda non è sostenibile. Credo che non sia
sostenibile una filiera dell’alluminio in Sardegna. E credo anche che nel giro
di qualche tempo si paleserà la crisi ineludibile dell’altra grande filiera
sarda: quella del petrolio.
Le ragioni credo siano note a tutti. Sostanzialmente: diminuirà
la domanda mondiale di prodotti derivati dal petrolio e di alluminio primario perché
l’attuale tipo di apparato industriale non è sostenibile e perché il tipo di
manufatti attualmente prodotti interesserà, complessivamente, sempre meno (auto
docet). Si svilupperanno nuovi sistemi produttivi che produrranno diversi
manufatti radicalmente diversi in modi altrettanto diversi. La rimanente (ma
calante) domanda di prodotti derivati dal petrolio e di alluminio primario sarà
soddisfatta da concorrenti che operano in “luoghi” produttivi a più basso
costo.
Sono possibili tentativi di difesa temporanei delle
produzioni sarde di derivati del petrolio ed alluminio primario, soprattutto se
i costi sono a carico dello Stato. Ma sono tentativi destinati a costare sempre
di più e, sul breve-medio termine, dovranno essere sospesi. Non solo, ma
illuderanno tutti che non è necessario immaginare una economia radicalmente
nuova per la Sardegna.
Detto diversamente: prima o poi un Progetto di Sviluppo a
industria pesante zero per la Sardegna sarà inevitabile. Più tardi lo si fa più
alti saranno i costi economici e sociali che comporterà il farlo.
Che significa definire un Progetto di Sviluppo a
industria pesante zero?
Ed è una risposta di processo: dirò come si fa a svilupparlo.
Perchè un Progetto di questo tipo può solo essere costruito socialmente. E non
può venire da nessun profeta o tecnico solitario. Non sarebbe riconosciuto sensato
(cioè carico di senso) e, conseguentemente, non verrebbe realizzato.
Il processo dunque.
Il primo passo di questo processo è quello di stendere un
Libro Bianco dei Segni del Tempo Futuro.
Intendo dire un Libro Bianco che descrive quali sono le potenzialità di sviluppo
di una società diversa. Cito in ordine sparso: modelli di nuovi manufatti e di
nuovi processi produttivi possibili. Le nuove esigenze esistenziali che possono
ispirare struttura e funzioni dei nuovi manufatti. Nuove potenzialità di
servizio, nuovi modelli di città, di agricoltura. Nuove risorse cognitive: visioni
del mondo, modelli, teorie, metafore. In particolare: una nuova conoscenza
sistemica capace di guidare la progettazione sociale di nuove società. Da ultimo:
nuove tecnologie. Perché da ultimo? Perché le nuove tecnologie non sono un
universo completamente strutturato: un serbatoio di oggetti da usare. Sono solo
potenzialità che possono essere concretizzare solo se guidati dal desiderio di
nuovi oggetti, nuovi sistemi produttivi, nuove modalità di convivenza.
Gli autori di questo Libro Bianco dovrebbero essere
giovani sardi, opportunamente formati.
Il risultato di questa progettualità viene formalizzato
in un Progetto di Sviluppo della Sardegna che, credo, a quel punto non sarà più
indicato in termini “escludenti”, come è inevitabile ora (“a industria pesante
zero”). Sarà certamente a industria pesante zero, ma acquisirà un titolo che
descriverà il tipo di alternativa che è stata progettata.
Le risorse per sviluppare queste nuove attività sarebbero
una percentuale ridicola di quelle necessarie a difendere l’attuale sistema di
industria pesante. E potranno essere facilmente trovate per progetti che
nascano in questo modo.
Un Progetto di Sviluppo di questo tipo genererebbe poi
modelli di convivenza nuovi, occasioni nuove di produrre arte …
A tutte le forze sociali ed imprenditoriali dovrebbero
essere fornite le risorse cognitive per sviluppare una intesa e nuove
progettualità strategica.
La guida di questo processo di progettualità sociale
dovrebbe essere affidato allo stesso gruppo di giovani che ha redatto il Libro
Bianco dei Segni del Tempo Futuro.
Al di là delle proposte, che inevitabilmente svilupperà
questo processo, già da ora è possibile dire che il solo avviarlo genererà
rilevanti opportunità economiche.
Infatti, il disporre di metodologie per sviluppare un Libro
Bianco dei Segni del Tempo Futuro e il Progetto di Sviluppo che da esso si può
generare, costituisce una potenzialità di sviluppo economico. E’ una competenza ed
una capacità di servizio che si può vendere in tutto il mondo. E’ un’occasione
di riflessione e sviluppo per tutte le Università sarde che acquisirebbero una
nuova notorietà mondiale. Sarebbe l’occasione di mille manifestazioni per un
nuovo turismo che penso si possa definire “progettuale”. Finalizzato a informare,
coinvolgere persone in esperienze di progettazione del futuro. E non solo di
visita del presente e del passato. Sarebbe il trasformare la Sardegna in uno
dei poli mondiali che lavorano per costruire un nuovo Rinascimento. Che futuro
preferiscono i giovani per i quali si dice di lavorare? Un futuro inevitabilmente
effimero in miniera, in raffineria o tra le colate di alluminio o un posto da
protagonista nello sviluppo della società, dell’economia, della conoscenza e
dell’arte prossime venture?
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