"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

martedì 25 agosto 2015

Le crisi sempre insensate delle Borse

di
Francesco Zanotti


Il problema di fondo delle borse è il valore del sottostante.
I titoli sono carta. Ma rappresentano qualcosa. Nel caso più semplice: le azioni rappresentano pezzi di impresa. Per complicare un po’ le cose: un future rappresenta materie prime o commodities.
Il valore del titolo è rappresentato dalla quantità di moneta che si è disposti a scambiare per il possesso del sottostante. Il problema è allora quello di capire quale sia la quantità di moneta per ogni titolo. Questo problema è complicato dal fatto che occorre valutare anche il valore della moneta che non è universale e non è stabile. Posso esprimere il valore di un pezzo di impresa in Euro (posso denominare il valore dell’azione in Euro), ma il valore dell’Euro non è stabile.
Tutto questo è già complicato per conto suo. Ma esiste una ulteriore fonte di complicazione: i titoli che vengono scambiati sono sempre più slegati da qualche sottostante. Un derivato lo si può comprare ad una certa cifra, ma si capisce sempre meno quale sia il sottostante di quel derivato.

Detto questo, come interpretare una crisi finanziaria?
Occorre usare strumenti concettuali nuovi.
Fondamentale è la teoria dei sistemi autopoietici. Usandola si capisce che quando si attiva un mercato di scambio di titoli, si va a costituire un sistema autopoietico che auto evolve generando oggetti sempre più differenziati e complessi e sempre più sganciati da riferimenti esterni. Il fatto che si costruiscano titoli sempre più oscuri non è generato tanto da perversione o cattive intenzioni, ma da leggi sistemiche. Quando si costruisce un sistema autopoietico non può che accadere questo. Non ha importanza come lo regolamentate, è sempre un crescente scollamento col sottostante.
Da dove derivano le crisi? Quando qualcuno, direttamente o indirettamente dice “vedo”. Cioè si pone il problema di controllare se il valore del sottostante corrisponde al valore del titolo, al netto del valore della moneta di denominazione. Proprio perché un sistema finanziario è un sistema autopoietico, il valore non può mai coincidere. Quindi, dato un qualunque mercato finanziario, esso cadrà in crisi quando qualcuno si chiede quale sia il valore dei titoli che scambia.

Soluzione? Costringere sempre chi vende un titolo ad esprimerne il prezzo in termini del valore del sottostante e dei trend di evoluzione del suo valore.
Che è il modo per ricompattare finanza ed economia.

Ma se nessuno dice vedo, come evolve il valore di un titolo? E’ necessario capire quali sono i processi di evoluzione interni di un sistema autopoietico. Per farlo si stanno iniziando ad usare le concettualizzazioni della fisica quantistica.
Si sta apprendendo dalla meccanica quantistica (la prima forma della fisica quantistica) che ogni processo e strumento di misurazione influisce sul valore misurato.

Si stanno usando anche i modi di pensare tipici della teoria quantistica dei campi (la forma attuale della fisica quantistica) come ad esempio i processi di rottura di simmetria e il formarsi di “Bosoni di Goldstone”.

1 commento:

  1. Capisco che la borsa può essere occasione di finanziamento utile per l'azienda, a patto d'avere un progetto alto e forte da sviluppare, ma il resto: derivati, prodotti finanziari sintetici ecc per me sono solo scommesse.

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