di
Francesco Zanotti
Nessuno sembra più interessato a comprare
Twitter. Twitter sembra non farcela da solo. La domanda cruciale è: ma a cosa e
a chi serve essere costretti a limitarsi a 140 caratteri?
Il Corriere della Sera di oggi riporta la notizia che tutti i pretendenti (da
Google alla Disney) a Twitter si sono dileguati. Si è dileguato anche l’ultimo:
“Sales force”.
Conseguenza: i valori delle azioni crollano e gli investitori devono
evidenziare grosse perdite. Esse non potranno essere recuperate perché in futuro
anche i “fondamentali” non funzioneranno: Twitter è sempre stato in perdita e non
si capisce perché dovrebbe iniziare a guadagnare.
Non si capisce perché credo che nessuno sappia rispondere alla domanda
fondamentale. A cosa serve un “social” il cui differenziale di prestazioni è che
ti limita la possibilità di espressione a 140 caratteri?
In teoria potrebbe servire ad una comunicazione sintetica di discorsi
complessi con link agli stessi.
Ma, almeno da noi in Italia, ha stimolato, giustificato, invece, una
comunicazione solo “battutista” da parte di una classe dirigente che non ha
pensieri complessi, ma solo voglia di stroncare l’avversario.
Mi si permetta una battuta: suggerirei a Twitter di far pagare ai
battutisti ... Così la pianteranno. Forse non servirà a salvare Twitter dai
guai economico-finanziari. Ma a salverà noi da battute stucchevoli (quando non
volgari e indegne), sì!
Nessun commento:
Posta un commento