di
Francesco Zanotti
Il problema è che tutti i top manager sono
vittime di una autoreferenzialità non negligente, ma sistemica. Ora, anche se
non è voluta (appunto: non è negligente), questa autoreferenzialità è dannosa
per gli azionisti, i dipendenti e il sociale …
Il Corriere della Sera di oggi riporta la notizia che una società milanese (Inthecyber)
ha scoperto buchi clamorosi nella sicurezza sia di WahtsApp che di Telegram.
Del tipo: solo conoscendo il numero di telefono di una persona e con poche
conoscenze tecniche è possibile spiare le sue conversazioni.
Paolo Lezzi, il capo di Inthecyber, ha informato sia WhatsApp che Telegram,
convinto che i loro manager avrebbero fatto un salto sulla sedia. Ma WhatsApp
si è detta non interessata perché, a suo dire, il problema è degli operatori di
TLC. Telegram manco ha risposto.
Perché una reazione così poco comprensibile?
Perché i gruppi di top manager si isolano in sistemi di relazione troppo
poveri che li assorbono completamente e ne definiscono le priorità … Ripeto
questo concetto più esplicitamente, perché sia chiaro: è il sistema di
relazione di una persona che ne seleziona priorità, convinzioni etc. Non la realtà.
E quando un messaggio arriva da uno sconosciuto (nel senso che non fa parte del
sistema di relazioni che si ritiene prioritario), cioè dalla realtà, non sono
in grado di ascoltarlo. Anche se si tratta di una informazione vitale.
Il caso non isolato. Anche le banche sono incomprensibili.
Hanno bisogno di nuove risorse perché il loro modello di Business non
funziona più, ma non si curano di cambiarlo.
Non cercano, ad esempio, nuove metodologie di valutazione e di dialogo
con le imprese visto che quelle che utilizzano oggi non servono. Non cercano
nuove conoscenze da cui ricavare queste metodologie. Non ascoltano quando si
dice loro che, usando queste nuove conoscenze e metodologie potrebbero
diventare protagonisti di un nuovo rilancio del nostro sistema industriale aumentando
anche la qualità e la quantità dell’occupazione.
Cercano, invece, nuovo capitale. Detto diversamente, invece di tappare i
buchi del modello di business, cosicché il nuovo capitale sia usato
fecondamente, cercano di averne così tanto da saturare la capacità di
disperderlo nei buchi. Tanta acqua da “affogare” i buchi.
E non ascoltano non perché sono incompetenti, ma perché nel loro mondo non
si parla di metodologie e di modelli di Business (se non retoricamente). Si parla
invece di aumento di capitale, di obbligazioni da trasformare in azioni etc. E i top manager di quello devono parlare,
anche perché solo a parlare di quello sono stati formati. E solo perché sanno
parlare di quello sono stati selezionati.
Anche le
infrastrutture sono incomprensibili. Pensate all’autostrada del Sole: era un progetto di
tutto il Paese. Emozionava, mobilitava e creava le condizioni per lo sviluppo
del Paese. Era l’infrastruttura di
supporto allo sviluppo di un progetto Paese.
Pensate ora alla Brebemi che è costretta a farsi pubblicità perché è stata
progettata senza disporre di un progetto di sviluppo del territorio a cui
finalizzarsi. E, quindi, sembra che serva a poco. Pensate a tutte le altre
infrastrutture (per l’energia elettrica e per il gas, i porti, gli inceneritori
etc.) che stanno confrontandosi con una crescente opposizione sociale. Forse
sarebbe il caso di rivedere il processo di progettualità strategica del nostro
sistema di infrastrutture facendo del sociale il protagonista di questa
progettualità strategica. E spingendo il sociale a costruire progetti di
sviluppo dei territori ai quali finalizzare i progetti di sviluppo
infrastrutturale. Invece il sociale è relegato sulla carta dei bilanci di
sostenibilità. Senza pensare che il concetto di “sostenibilità” è un ossimoro
per le società di infrastrutture che, per definizione, non sono sostenibili
perché occupano i beni comuni. Al massimo si può sostenere che le modalità con
le quali realizzano le infrastrutture sono “sostenibili”. Detto tutto questo, a
noi sembra che, invece di “misurare” la sostenibilità delle Società di
infrastrutture, occorrerebbe misurare quanto i loro Business Plan sono essere
finalizzati al progetto di sviluppo del nostro sistema paese e dei suoi
territori. Detto diversamente, sempre per maggiore chiarezza, invece di sostenibilità
si dovrebbe parlare di una finalizzazione ad uno sviluppo che non dovrebbe
essere sostenibile, ma etico ed estetico.
Anche in questo caso i top manager sembrano “in altre faccende affaccendati”
non perché sono incompetenti, ma perché nel loro mondo non si parla di sviluppo
e di sociale. Si parla invece di “valore per gli azionisti” (che pure è una
cosa importante). E, anche in questo
caso, i top manager di quello devono parlare, anche perché solo a parlare di
quello sono stati formati. E solo perché sanno parlare di quello sono stati
selezionati.
Ma sarebbe il momento di cambiare …
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