"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 26 luglio 2013

L’Inter e nuovi modelli di impresa

di
Cesare Sacerdoti


Da interista convinto leggo l’articolo di Mario Sconcerti sul Corriere della Sera di oggi Ma chi compra conquisterà gli interisti? dice Sconcerti: “il calcio è una religione l’Inter una grande fede [… ] Una religione non è un marchio, è un esercito sconfinato di persone fedeli a quell’idea, comunque vada. E un popolo che pretende un dialogo continuo, quasi fisico con il suo imprenditore. Vuole contare. […]”.
Sconcerti sostiene che “[…] Nessun’altra industria al mondo ha questa esigenza, questa <<scomodità>>.”. Ma forse è proprio questa la ragione per cui le nostre grandi imprese (e non intendo solamente quelle italiane, ma le grandi imprese del nostro tempo) stanno perdendo in significato e sono costrette a ricorrere alla religione della “competitività”. Quale grande impresa oggi si accorge che i consumatori, i dipendenti, i fornitori ecc. sono persone o aggregati di persone (sistemi umani) con i propri specifici sentimenti, con le proprie fedi, con le proprie specifiche risorse cognitive, con il proprio specifico passato.

Forse allora l’Inter e le grandi società di calcio (ma anche di altri sport) hanno qualcosa da insegnare all'industria e alla grande impresa? Forse allora quella che Sconcerti sottolinea come “la possibilità – degli interisti - di essere tifosi e non solo clienti, partecipanti e non solo ascoltatori” può divenire il modello di una nuova imprenditorialità?

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