"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 2 maggio 2014

Ricordando Emilio Riva

di
Francesco Zanotti


Sul Sole 24 Ore in edicola il 1° maggio Antonio Gozzi (Presidente di Federacciai) commemora Emilio Riva da poco scomparso. Ne racconta i successi e l’amarezza profonda per come questi successi si sono trasformati in quella che Riva riteneva essere una vera e propria persecuzione.
Ovviamente il massimo rispetto sia per l’uomo che per l’imprenditore. Ma la sua storia (la gloria e la caduta) mi sembra un ologramma della storia del nostro sistema imprenditoriale.
E’ importante capire le ragioni che hanno causato la caduta per eliminarle e tornare a costruire sviluppo. Le ragioni attengono all'insufficienza delle risorse cognitive (degli imprenditori e, generalizzando, di tutta una classe dirigente), la soluzione consiste nel fornire nuove risorse cognitive agli imprenditori e a tutta la classe dirigente.

Mi spiego. Quando una impresa ha successo, significa che l’imprenditore è riuscito a sviluppare un Progetto di Futuro nel quale si sono riconosciuti (e, quindi, hanno accettato di partecipare a realizzarlo) un vasta coalizione di persone ed attori, interni ed esterni all'impresa. Per sviluppare questo progetto l’imprenditore ha usato tutte le risorse cognitive di cui disponeva “spontaneamente”. Un insieme di modelli per leggere e comprendere le persone, i mercati e la società.
Ora, il mondo non si ferma. Le persone, i mercati, la società cambiano. Meglio: evolvono. Purtroppo le risorse cognitive dell’imprenditore, no! E non è colpa sua. Non esistono sforzi né del Pubblico né del privato, per consentirgli di, continuamente, aumentare le armi cognitive di cui dispone per fare evolvere il suo progetto insieme alla società. Di più: per diventare il motore di sviluppo della società. Per far sì che il suo progetto sia costantemente un ologramma “etico ed estetico) della società futura.
Ed allora l’imprenditore non riesce neanche a vedere i cambiamenti delle persone, dei mercati delle società come occasione preziosissima di evoluzione del proprio Progetto di Futuro. Se ne accorge solo quando questi si manifestano come minacce al suo progetto originario di impresa. E la sua reazione è difensiva (qualche volta aggressiva), fino alla disperazione.
E’ un grave delitto perpetrato da tutti coloro che dovrebbero garantire all'imprenditore un continua possibilità di aggiornamento di “modelli di pensiero”. Soprattutto di quei “modelli di pensiero strategico” che sono le conoscenze e le metodologie di strategia d’impresa.
Il delitto è perpetrato con una aggravante: si spinge l’imprenditore ad una visione “minimalista” della conoscenza. Non gli si dice che la conoscenza è una miniera di modelli di pensiero che sono la sua arma progettuale fondamentale per costruire il futuro. Gli si dice che la conoscenza nobile proprio perché è esterna all'impresa. Che deve sponsorizzare per farsi perdonare il fatto che guadagna.
Il Cavalier Riva non si è dotato (soprattutto per colpa di coloro che avrebbero dovuto aiutarlo a farlo) delle risorse cognitive adatte a fare evolvere il suo progetto industriale. E così, piano piano, esso è diventato estraneo sia alla natura che alla Società.


Amici, la via dello sviluppo è solo è soltanto la via della conoscenza. La via dello sviluppo delle imprese è nell'utilizzo, a fini progettuali, delle più avanzate conoscenze e metodologie di strategia d’impresa.

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