di
Francesco Zanotti
Ricopio dal Sole24ore di
oggi un brano del resoconto che una giornalista (Laura Galvagni) fa della strategia
di una grande impresa, appena annunciata. Provate a leggere il testo e cercate
di capire di che impresa si tratta. O, almeno, in che settore opera.
“L’impresa XY deve conoscere i bisogni del Cliente e per farlo deve
incrementare il tasso di dialogo e di confronto … (è di ieri la notizia che il
gruppo sta trattando in esclusiva per l’acquisto di My Drive Solution, società specializzata
nella profilazione dei clienti). Ciò può avvenire solo a fronte di cruciali
investimenti in tecnologia utili anche a disegnare un nuovo portafoglio
prodotti che vada incontro alle esigenze del mercato e dell’azienda. Il Gruppo
ha messo in agenda da qui al 2018 1,5 miliardi di investimenti. Spesa che
intende finanziare grazie al rigore che continuerà ad imporre sui costi, sono
previsti 250 milioni di euro di risparmi l’anno, e con il contributo della cassa
che verrà prodotta. Cassa che maturerà anche grazie alla ristrutturazione del
portafoglio prodotti”.
Scommetto che non siete
riusciti a capire né l’impresa né il settore.
Infatti si tratta di una
strategia così generica che (salvo l’ammontare degli investimenti) va bene
anche per il ristorante che sta al piano terra del palazzo da cui sto scrivendo
questo post.
Poi parliamo di una crisi
che ha colpito noi persone di buona volontà. La nostra è una crisi di banalità.
E’ la nostra banalità che genera noia e, quindi, appunto, la crisi.
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