Un giovane professionista pone una riflessione, rivolgendosi ad altri giovani professionisti, giovani imprenditori e amici.
I giornali, le televisioni, i programmi di approfondimento sono tutti impegnati ad analizzare, criticare e discutere della manovra Salva Italia. Danno voce ai politici, ai rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati, delle associazioni di categoria, ai professori, ai giornalisti e agli scrittori. Tutti i giorni, giorno dopo giorno, assistiamo ad un susseguirsi di commenti, suggerimenti e proposte correttive.
A volte unanimi, altre volte contrapposte, le esposizioni e le idee si fermano a contenuti tecnici, quando non ideologici: politiche per la crescita e lo sviluppo, la difesa di diritti acquisiti, la protezione di categorie (giovani, donne, lavoratori e pensionati… chi manca?) sono sulla bocca di tutti.
Quando si parla di economia e di impresa sembra che le parti si dividano. Prendiamo come spunto l’articolo del Sole di oggi: “Imprese preoccupate, è il momento di reagire”. La parola a Confindustria, a Confcommercio e a Confesercenti. Qualcuno la prende dal lato degli investitori e dei mercati, altri dal lato dell’occupazione e dei consumi. E tutti a snocciolare dati.
Che cosa c’è in comune?
L’attesa, l’aspettativa che la soluzione arrivi dallo Stato. Lo Stato, l’unico elemento in grado di produrre sviluppo e stimolare nuove opportunità.
Ma le imprese nascono dai sussidi o dalle idee imprenditoriali? Nascono dalle politiche di incentivo o dalla testa, dalla voglia e dall’entusiasmo delle persone?
Trenta, quaranta Apple, in Italia e in Europa, sarebbero in grado di cambiare le sorti dei nostri risparmi, le nostre aspettative di vita, il nostro entusiasmo verso il futuro?
Io penso di si. E la Apple non nasce dal soccorso dello Stato, ma dalla conoscenza e dalla passione delle persone.
Serve molto di più dell’aiuto dello Stato.
Ci pensiamo durante le vacanze di Natale?
Riccardo Profumo
r.profumo@cse-crescendo.com
I giornali, le televisioni, i programmi di approfondimento sono tutti impegnati ad analizzare, criticare e discutere della manovra Salva Italia. Danno voce ai politici, ai rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati, delle associazioni di categoria, ai professori, ai giornalisti e agli scrittori. Tutti i giorni, giorno dopo giorno, assistiamo ad un susseguirsi di commenti, suggerimenti e proposte correttive.
A volte unanimi, altre volte contrapposte, le esposizioni e le idee si fermano a contenuti tecnici, quando non ideologici: politiche per la crescita e lo sviluppo, la difesa di diritti acquisiti, la protezione di categorie (giovani, donne, lavoratori e pensionati… chi manca?) sono sulla bocca di tutti.
Quando si parla di economia e di impresa sembra che le parti si dividano. Prendiamo come spunto l’articolo del Sole di oggi: “Imprese preoccupate, è il momento di reagire”. La parola a Confindustria, a Confcommercio e a Confesercenti. Qualcuno la prende dal lato degli investitori e dei mercati, altri dal lato dell’occupazione e dei consumi. E tutti a snocciolare dati.
Che cosa c’è in comune?
L’attesa, l’aspettativa che la soluzione arrivi dallo Stato. Lo Stato, l’unico elemento in grado di produrre sviluppo e stimolare nuove opportunità.
Ma le imprese nascono dai sussidi o dalle idee imprenditoriali? Nascono dalle politiche di incentivo o dalla testa, dalla voglia e dall’entusiasmo delle persone?
Trenta, quaranta Apple, in Italia e in Europa, sarebbero in grado di cambiare le sorti dei nostri risparmi, le nostre aspettative di vita, il nostro entusiasmo verso il futuro?
Io penso di si. E la Apple non nasce dal soccorso dello Stato, ma dalla conoscenza e dalla passione delle persone.
Serve molto di più dell’aiuto dello Stato.
Ci pensiamo durante le vacanze di Natale?
Riccardo Profumo
r.profumo@cse-crescendo.com
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