Il Cav. Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana e membro della Fondazione Italia-Cina, ci ha inviato il suo autorevole commento in merito al post Il futuro della Cina e l'Italia come terra di mezzo.
Ringraziamo il Presidente Boselli per aver condiviso il suo prezioso parere con noi e con tutti i nostri lettori.
Il mio parere
riguardo alla visione del futuro della Cina è quello di essere senza esitazione
d’accordo con Zhang Weiwei. Visito Hong Kong e la Cina da molti anni,
esattamente dal 1978 e ho potuto seguire il percorso di questo grande paese che
al di là di non poche contraddizioni ha però proseguito un percorso di sviluppo
e progresso che è andato accentuandosi negli ultimi anni, ciò soprattutto per
quanto riguarda gli aspetti qualitativi in tutti i campi.
Io non sono un
tuttologo ma conosco abbastanza bene il mondo Moda e la sua filiera (tessile-
abbigliamento – pelletteria – calzatura) e gli altri comparti legati alla Persona,
arredamento e cibo (vini compresi), ora se esaminiamo quest’area nel senso più
ampio dell’evoluzione dello stile di vita ritengo di poter affermare che lo
sviluppo della Cina è stato fin qui continuo e progressivo e che vi sono i
presupposti perché ciò possa ulteriormente progredire.
Una delle
ragioni di questo mio modo di vedere deriva dalla scelta delle autorità cinesi
di favorire l’inurbamento di circa 400 milioni di persone che dalle campagne
dovrebbero trasferirsi in città. Non si parla però di città di grandi
dimensioni, ma di città cosiddette minori (si fa per dire), che contano uno/due
milioni di abitanti . Tale fenomeno favorirà l’incremento dei consumi, in
quanto questi contadini diventando cittadini cominceranno a consumare anche
prodotti di abbigliamento/moda.
Un’ulteriore
riflessione: Il primo fenomeno dell’incremento dei consumi di prodotti
d’abbigliamento avviene da parte dei cinesi nei confronti di prodotti delle
aziende cinesi, tali prodotti costituiscono la base quantitativamente più
importante dei consumi.
La parte alta della
piramide, quella più stretta, è composta dai consumi dei migliori brand del
Made in Italy, quantitativamente limitati. Il consumo di tali prodotti si
svilupperà più lentamente anche in queste nuove città. Ma la bella sorpresa per
la moda italiana dovrebbe essere costituita dalla fascia intermedia di
consumatori che desiderano acquistare prodotti di un livello superiore rispetto
a quelli cinesi, senza però potersi permettere gli elevati prezzi dei brand
top.
Riguardo allo
stile di vita occidentalizzato ritengo che la Cina sia un esempio perfettamente rappresentativo
di coerenza, perché si identifica col nostro stile di vita e per certi aspetti
con la nostra cultura. Per intenderci la Cina è agli antipodi dell’India, ove barriere
culturali, sociali, religiose limitano l’adozione di modelli di consumo
occidentali .
Infine non
ritengo oggettivamente che un regime molto forte come quello attuale possa divenire
un “abito troppo stretto” perché probabilmente il continuo arricchimento della
popolazione dovrebbe consentire di metabolizzare le eventuali tensioni.
Milano, 2 aprile 2013
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