di
Francesco Zanotti
Mi riferisco ad un articolo apparso sul Sole 24 Ore di oggi a firma Ilaria Vesentini. Tratta di una ricerca (illuminante) condotta dal Prof Stefano Marasca dell’Università Politecnica delle Marche.
Prima
l’ingenuità del titolo: Le PMI innovatrici migliorano anche i conti.
Ma,
gentile dott.ssa Vesentini, ha senso una innovazione che non migliori i conti? Quel
“anche” è la misura di quanto il sistema cognitivo prevalente non riesce a
cogliere le origini profonde dei buoni conti. Quasi come se i buoni conti
fossero solo un by-product, scoperto per caso, dell’innovazione.
Arriviamo
alla ricerca. Il prof. Marasca fa vedere con chiarezza (per i dettagli rimando
all'articolo) che non esiste una crisi globale che colpisce tutti
inesorabilmente. E’ in crisi chi cerca di vendere sempre le stesse cose. Non è
in crisi chi sviluppa nuovi sistemi d’offerta. Insomma, la crisi è auto generata
dal cercare di conservare il passato.
Se questo
è vero, allora, chi fornisce risorse ad una impresa per finanziare innovazione
deve poter giudicare se una innovazione genererà un miglioramento dei conti o
no. Occorre un metodo per farlo. Noi l’abbiamo sviluppato: si chiama “Rating
Progettuale dei Business Plan”.
In
sintesi, occorre che le imprese abbiamo un Business Plan che descriva in
dettaglio come, perché quando e quanto una innovazione migliorerà i conti. Chi
fornisce risorse finanziarie deve valutare questo Business Plan. Il rating
progettuale è lo strumento per farlo.
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