di
Francesco Zanotti
Morya Longo, in un articolo sul Sole 24 Ore di oggi, propone un’analisi chiara ed incisiva sullo stato di salute del sistema bancario.
Partendo
da questa analisi, svilupperò la mia tesi.
Cito
i temi/frasi più rilevanti.
A
causa dei massicci acquisti di titoli di stato (180 miliardi dal novembre 2011),
i bilanci delle banche dipendono dalle fluttuazioni del mercato finanziario.
Cosicché: “ … utili, perdite e performances borsistiche sono oramai qualcosa di
indipendente dall'attività delle banche o dalla capacità dei loro manager”.
Vi
sono però altri problemi per le banche: “I crediti deteriorati hanno raggiunto
i 300 miliardi di Euro”. “Alcune banche non hanno ancora svalutato
completamente i crediti deteriorati”.
Aggiungo
una ulteriore osservazione, prima delle tesi.
Non si
manifesterà un toccasana come la ripresa che permetterà a tutto il sistema
imprenditoriale di crescere. Lo sviluppo delle imprese sarà affare individuale.
Se sapranno sviluppare progetti di cambiamento strategico alti e forti si
svilupperanno. Soprattutto, produrranno più cassa. Altrimenti no!
Poiché
una grande parte delle imprese italiane non è in grado, da sola, di sviluppare
progetti di cambiamento strategico e il loro posizionamento strategico (Il
posizionamento strategico è quello che determina la capacità di produrre cassa)
è molto debole e sta peggiorando, la previsione non può che essere un ulteriore
aumento di crediti deteriorati. Ben al di là dei crediti deteriorati dichiarati
e di quelli conosciuti, ma non ancora non dichiarati.
Quale
proposta in questa condizione? Le banche
devono accettare la sfida dello sviluppo “locale”.
Ogni
dipendenza deve diventare il luogo dove le imprese trovano, prima di tutto, risorse cognitive (conoscenze e
metodologie di strategia d’impresa) che permettano loro di sviluppare progetti
di cambiamento strategico alto e forte. Il luogo dove trovano la capacità di valutare
Progetti Strategici.
Oggi
le banche non dispongono delle conoscenze e delle metodologie di strategia d’impresa
necessarie. Allora è necessario e propedeutico allo sviluppo delle imprese che
le banche si dotino di queste conoscenze e metodologie.
Alla fine,
insomma, la sfida dello sviluppo è, sostanzialmente, una sfida cognitiva. Questa
sfida la devono vincere, prima di tutto, le banche. Poi, potranno vincerla le
imprese. E così, riuscire a costruire sviluppo. I manager delle banche
dimostreranno la loro “competenza” guidando le banche a vincere la loro sfida
cognitiva.
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