di
Francesco Zanotti
Dopo tutto l’eroe del futuro, Steve Jobs, è riuscito a immaginare solo un pezzettino piccolissimo di futuro. Un strumento. Che è diventato l’icona della innovazione perché non c’era di meglio.
Però
anche solo una innovazione strumentale ha saputo raggiungere l’obiettivo che
tutte le imprese e tutti coloro che hanno interesse allo sviluppo delle imprese
sperano di raggiungere: aumentare la loro capacità di produrre cassa.
Noi
oggi. Rischiamo (salvo lodevoli eccezioni) di inseguire solo innovazioni ancora
più banali di quelle di Steve Jobs. E, quello che è peggio, di percorrere la
strada della conservazione. Innovazioni ancora più banali perché non sono
neppure l’invenzione di prodotti nuovi, ma riguardano qualche piccolo
miglioramento prestazionale delle cose che già produciamo. La strada della
conservazione (la più seguita) perché cercare una competitività di costo è voler
ostinatamente continuare a fare lo stesso mestiere che si sta facendo, in
qualche caso, da generazioni.
Innovazioni
banali riusciranno, forse, a garantirci una sopravvivenza stentata per qualche
tempo. Nessuna competitività di prezzo ci porterà a sopravvivere: sarà
immediatamente annullata dai concorrenti.
Certo,
né innovazioni ancor più banali né anche le più dura ricerca di competitività
di prezzo porterà le imprese ad aumentare la loro capacità di produrre cassa. E
questo non permetterà di aumentare quantità e qualità dell’occupazione, non
rilancerà, quindi gli acquisti, non permetterà di aumentare il gettito fiscale
pur riducendo le aliquote.
Soprattutto
aumenterà le problematicità dei bilanci del sistema bancario.
Se
questo è vero, allora dobbiamo avere il coraggio di ammettere che la crisi che
oggi stiamo vivendo ce la stiamo costruendo da soli. Infatti, in un mondo che
sta chiedendo innovazioni profonde (nuove esigenze esistenziali, un nuovo
rapporto tra l’Uomo e la Natura) noi continuiamo a proporre gli stessi
prodotti, costruiti nello stesso modo, mettendone in discussione noi per primi
il valore perché siamo convinti che li venderemo solo continuando ad abbassare
il prezzo. Come possiamo pensare che questo modo di fare impresa possa generare
cassa? Non può! E se è il nostro modo di fare impresa che ci impedisce di
generare cassa, allora la crisi l’abbiamo costruita e continuiamo a peggiorarla
noi.
Per
superare la crisi tornando a produrre cassa, dobbiamo attivare una nuova
stagione di progettualità imprenditoriale. Che vada ben al di là di quella di
Steve Jobs. Dobbiamo immaginare prodotti e servizi radicalmente nuovi, modalità
di produzione e servizio altrettanto nuove. Dobbiamo diventare nel mondo i
profeti della nuova società prossima ventura. E questo l’unico modo per tornare
a produrre cassa.
Ma ce
la possiamo fare?
Sì
perché la qualità della progettualità imprenditoriale non dipende da qualità innate.
Dipende dalle risorse cognitive di cui si dispone. Per aumentare la qualità
della progettualità imprenditoriale basta buttare nuove risorse cognitive nel
sistema imprenditoriale. Queste nuove risorse cognitive sono costituite dalle
conoscenze e dalle metodologie di strategia d’impresa. Attraverso di esse è
possibile generare Business Plan che raccontano progetti di innovazione
profonda. E’ possibile “misurare” quanta innovazione profonda sia presente nei
business plan esistenti.
Chi
può fornire queste nuove risorse cognitive agli imprenditori? Le banche.
Dovranno distribuirle ed invitare gli imprenditori ad usarle. Dovranno usarle
per prime per valutare la profondità della innovazione dei business plan che
vengono loro proposti.
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