di
Francesco Zanotti
vuoi
sapere se il Business Plan che hai preparato (spero ardentemente che i
contenuti siano tuoi e non di qualche consulente da strapazzo) sarà realizzato?
Allora
chiedi ai tuoi dipendenti, clienti e fornitori se lo tengono sul comodino
accanto al letto e ne leggono qualche pagina la sera prima di addormentarsi.
Chiedi
se lo raccontano ai figli con orgoglio. Ascolta se se ne parla durante il
lavoro. Verifica se ti fermano quando ti incontrano (parlo sempre di dipendenti,
clienti e fornitori almeno) per discuterne.
Se tutte
queste cose non accadono, allora il Business Plan non verrà realizzato.
Ma non
possono accadere tutte queste cose. Il Business Plan è un documento tecnico che
ci chiedono banche ed investitori. Un mestiere da specialisti.
Ecco,
non è vero. Il Business Plan deve essere la vostra opera collettiva. Che si
rilegge e aggiorna continuamente. E come ogni opera d’arte deve essere opera d’arte
negli occhi di chi guarda.
Insomma
è la parola (scritta o parlata non importa) che cambia il mondo. Una parola
banale annoia. Una parola appassionata cambia il mondo. “I have a dream”,
diceva un negro d’America. E il sogno ha mobilitato un popolo. Senza scomodare
esempi più importanti.
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