di
Luciano Martinoli
Non è un requisito di legge, non è un obbligo per le aziende, allora è solo una seccatura?
E' una affermazione che spesso balena nella mente, ma viene anche comunicata all'esterno, degli imprenditori che prendono in considerazione lo strumento minibond.
La risposta è tanto semplice quanto, però, importante: i Business Plan non servono per emettere minibond, servono per farseli comprare.
Ricordiamo ancora una volta. I minibond sono titoli di debito che sono di interesse per gli investitori istituzionali. Questi comprano questi titoli allo scopo di guadagnare il tasso di interesse fissato e, sopratutto, vedersi ritornare il capitale prestato alla fine del periodo.
Come fanno questi signori a sapere che l'azienda di cui hanno comprato i minibond sarà in grado di ottemperare ad entrambi gli obblighi (pagamento cedole e restituzione capitale)? Non certo chiedendo garanzie, o quantomeno non solo. Lo fanno perché "acquistano", attraverso i minibond, un piano di sviluppo (descritto nel Business Plan) che dimostri la capacità dell'azienda, una volta eseguito il piano, di migliorare i suoi flussi di cassa che consentirà all'azienda di far fronte a tali obblighi.
Da questo punto di vista il Business Plan dovrebbe essere di interesse delle aziende a prescindere dai minibond. Quale è infatti il piano per generare abbondanti flussi di cassa futuri? Affidarsi alla sorte?
Ecco dunque che il Business Plan non è un contenitore carino e allettante (una bella scatola) per attirare denaro, ma il vero e proprio oggetto della transazione.
Ma pare che lo abbiano capito in pochi. Senz'altro qualche investitore (ma nemmeno tutti), che è la prima cosa che guarda, ma sicuramente non l'hanno compreso né il legislatore, che non si è peritato di citarlo in nessuna delle numerose regolamentazioni sull'argomento (lasciandolo ad accordo tra le parti) né, cosa ben più grave, le aziende.
La media delle scadenze delle prime emissioni è tra 5 anni.
Che si stia preparando la prossima bolla finanziaria a causa di questo malinteso?
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