di
Francesco Zanotti
Tutti lo sapevano che sarebbe finita così. Ma allora perché buttare soldi in advisor e inseguire illusioni da creduloni di provincia?
La
risposta è semplice, ma drammatica: perché si pensa solo a sistemare i problemi
di patrimonio e non ci si convince che, prima , occorre costruire un Piano di
redditività alto, forte e convincente. E non ci si convince di questo perché non
perché non lo si sa fare. E non lo si sa fare perché non si dispongono delle
conoscenze adatta a farlo.
Che non si sappia costruire un Piano di
redditività alto e forte è testimoniato dal fatto che non ce n’è nessuno in
tutto il sistema bancario.
Quelli che ci sono imitativi e banali. Tendono
a far funzionare meglio la banca del passato, non a costruire un nuovo modo di
fare banca. Pubblicheremo presto una analisi dei Business Plan delle banche
italiane vigilate dalla BCE che dimostrerà ampiamente questa tesi.
L’importanza di un Piano di ritorno alla
redditività non viene, però, contestata. Anzi, oggi sul Sole24Ore Alessandro
Graziani sostiene che lo Stato, dopo aver salvato, deve diventare imprenditore.
Ma cosa intende con imprenditore? Nel caso delle banche, quel manager che
duramente chiude sedi e butta fuori persone.
Ma questo non è un Piano di ricostruzione
della redditività. Nessuna impresa ha mai costruito una capacità duratura di
generare redditività nel continuo ragionando sui costi. Un piano di redditività
deve immaginare nuove fonti di redditività e anche un nuovo ruolo sociale della banca.
E perché si scambia un banale piano di riduzione
dei costi per un piano di ritorno alla verità? Perché non si dispongono delle
conoscenze e delle metodologie di strategia d’impresa disponibili ed indispensabili
per capire quando un Piano di ritorno alla redditività è una banalità o è alto e
forte.
E lo Stato si prepari al prossimo
intervento di capitale.
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