di
Francesco Zanotti
Tempo
fa scrivevo… http://imprenditorialitaumentata.blogspot.it/2014/06/la-maledizione-del-capannone.html
“Non si contano le imprese che sono fallite o sono in profonda crisi a causa di
capannoni che hanno costruito e che non hanno saputo o non sanno pagare.
Colpa
della crisi? No: causa della crisi.
Troppi
capannoni sono stati costruiti senza alcuna progettazione strategica. Cioè
senza rispondere alla domanda: il mio posizionamento strategico mi permette, mi
richiede un nuovo capannone?
Si
sono costruiti capannoni su speranze ingenue, su sogni di gloria banali, per
autorappresentazioni infantili.”. Oggi tutti hanno davanti agli occhi un
grattacielo …
Nessuno ha il coraggio di dirlo. L’ammetterlo
vorrebbe dire ammettere il fallimento di una intera classe dirigente manageriale
e di una folta schiera di esperti e di
giornalisti.
Nessuno lo vuole neanche sussurrare, ma
la prossima puntata della crisi del sistema bancario sarà Unicredit. E guarda
caso, anche Unicredit ha appena finito di costruire il suo “capannone”: un
grattacielo delle meraviglie che sembra sempre più … come il capannone dei
tanti imprenditori di cui scrivevo.
Avendo il coraggio di dire che il
prossimo problema sarà Unicredit, faccio solo disfattismo? No! Continuo a
proporre l’unica vera soluzione che nessuno vuole neanche discutere perché non
lo sa fare. Certo sono indispensabili gli aggiustamenti patrimoniali per le
banche. Ma, perché abbiano senso, occorre che le banche ridiventino redditive. Per
riuscirci debbono sviluppare progetti alti e forti che non possono essere solo “ristrutturazioni”
(leggi: eliminare persone e sedi). Ma devono contenere proposte di servizi
radicalmente nuovi per un nuovo ruolo sociale del “fare banca” che vengono
erogati da organizzazioni altrettanto nuove. Il problema è che per arrivare a
poter discutere di progettualità strategico-organizzativa occorrono conoscenze
che non sono nella disponibilità né di manager bancari né di economisti e
giornalisti.
Ed allora si continua a buttar risorse in
colabrodi che non sanno come chiudere i loro buchi di redditività. Lo ripeto: e
lo si fa solo non perché la situazione sia particolarmente critica, ma solo perché
non si vogliono usare le conoscenze necessarie esistenti… E’ etico tutto questo
o irresponsabile?
Almeno consola che Unicredit possa ancora
immaginare di venderlo il suo capannone (ops: grattacielo). Che ne dite: a
qualche fondo sovrano medio orientale? Beh forse no … sembra molto simile alle
illusioni dei piccoli imprenditori di provincia la cui unica speranza rimane
qualche cavaliere bianco dalla generosità incomprensibile.
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