di
Luciano Martinoli
La richiesta di contributi sulla Corporate Governance è l'occasione, per il Governo Inglese, di stimolare un dibattito sull'economia. Cosa si fa invece da noi?
Qualche mese fa il Governo Inglese ha emesso un Green Paper sulla riforma della Corporate Governance. Non si tratta solo di una richiesta di suggerimenti su dettagli tecnico-burocratico sul funzionamento delle Corporate, ma l'apertura di un vero e proprio dibattito per "una economia che lavori per tutti e non solo per pochi privilegiati", come lo stesso Primo Ministro May chiarisce nell'introduzione. Si tratta, già in queste parole di un'importante cambio di prospettiva, mai considerata da parte di un Governo e un ente sovranazionale, ovvero che l'economia non va affrontata solo dall'alto ma è la somma dei comportamenti delle singole aziende e che da lì bisogna ripartire.
Vi è inoltre la volontà di dare supporto a "...business forti che si focalizzino sulla creazione di valore a lungo termine e suscitino sicurezza e pubblico rispetto" oltre a ripristinare "fiducia e sicurezza dei clienti, dipendenti e del più ampio pubblico" delle Corporate.
Intendimenti di ampio respiro, articolati in un questionario, aperto a commenti e divagazioni sui temi, al quale risponderemo proponendo come unica nuova regola l'adozione obbligatoria di un linguaggio per progettare e render pubblico lo sviluppo della Corporate (come rendiamo noto da anni da questo blog).
Vi sono iniziative nostrane analoghe?
All'orizzonte non se ne vedono. I governi italiani sembrano essere capaci di accogliere e promuovere istanze esterne certamente importanti, come l'Industry 4.0, ma appaiono totalmente inetti nello stimolare un dibattito su "un progetto di lungo periodo sul destino del Paese", come invocava un articolo del sole24ore di qualche giorno fa che indicava in tale mancanza una delle radici della difficile simbiosi banca-impresa, così vitale per lo sviluppo di qualsiasi economia.
Anche in questo caso, forse, è un problema di linguaggio. Come esprimere, infatti, il desiderio di un dibattito su un progetto se manca il linguaggio progettuale?
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