"Se gli uomini non nutrono un ideale in un mondo migliore perdono qualcosa.
L'umanità non potrebbe funzionare senza le grandi speranze, le passioni assolute."
Eric J. Hobsbawm

venerdì 3 febbraio 2012

Alla base del nuovo mercato del lavoro: basta con la produttività …

di
Francesco Zanotti

Non occorre aumentare la produttività, ma scatenare energie progettuali.
Le energie progettuali che stanno sempre più crescendo nel cuore delle persone. Energie progettuali che possono portare velocemente alla rifondazione del nostro sistema industriale.
Oramai è chiaro: le persone sono gli unici possibili protagonisti dell’innovazione nelle imprese. Soprattutto nelle grandi imprese. La FIAT, per citare una icona, mobiliti i suoi operai in tutto il mondo per pensare ad un nuovo senso dell’auto e del trasporto individuale, invece di leticare con loro su qualche minuto di pausa in più o in meno. Le banche mobilitino le loro filiali per capire come supportare lo sviluppo dei territori. E via dicendo.
Sono il solito piccolo imprenditore che cito spesso. Se produco qualcosa che non mi comprano più, perché dovrei produrne di più in meno tempo?


Per riuscire ad arrivare sul mercato con una piccola riduzione di prezzo? Perché più di una piccola riduzione in ogni caso non riesco ad ottenere … Ovviamente no! Perché, innanzitutto, la piccola riduzione di prezzo dovrebbe portarmi ad un prezzo inferiore di quello dei miei concorrenti: la produttività è un valore relativo e non assoluto. Supponiamo, allora, di diventare il più produttivo. Ma i miei concorrenti cercheranno di migliorare la loro di produttività e di recuperarmi il momentaneo gap che mi sono costruito con tanta fatica. E, quindi, saremo tutti costretti ad una corsa verso una insensata … produttività infinita. Ma anche in questo caso non riesco a costruire interesse verso un prodotto che interessa sempre meno. Posso migliorarne la qualità. Ma siamo alle solite. Per risolvere il problema devo immaginare qualcosa di radicalmente nuovo che abbia in sé il sapore di una nuova società.
E questo lo posso fare solo con l’aiuto della mia gente, dei miei fornitori dei mie clienti … Invece di una battaglia competitiva per stiracchiare una coperta troppo corta, avviamo una stagione di nuova progettualità. Vedrete che non solo si progetteranno nuovi prodotti, ma verranno costruiti con passione e venduti con altrettanta passione perché fare queste cose sarà come costruire la nuova società che i dipendenti, i fornitori, i clienti etc, hanno sognato insieme.
Ora provate a pensare a strutturare un mercato del lavoro per imprese che sono costantemente impegnate a riprogettare nuovi mondi. Vedrete che i conflitti spariranno tutti come neve al sole: le coperte invece di restringersi diventano sempre più grandi. Aumentano le risorse da distribuire. Ma siamo sicuri che tutti vogliono davvero superare una società conflittuale per andare verso una società progettuale? Credo di no perché rischieremmo di avere una nuova area di disoccupazione: quella di una classe dirigente che sa dirigere solo conflitti. Pensandoci bene: non sarebbe una disoccupazione che sa di liberazione?

1 commento:

  1. Sono d’accordo con quanto scritto.
    Anche se occorrerebbe una cultura rinnovata e un Sistema Paese che sia in grado d’indirizzare meglio gli imprenditori. Forse non è solo un fatto ideologico.
    Parlando con un imprenditore,recentemente, mi sono sentito dire che l’innovazione costa. Che è un rischio che l’imprenditore deve decidere di affrontare in prima persona, ma che non lo fa volentieri. A volte è più facile “tirare a campare”
    Il sistema finanziario(oltre che quello politico) poi, è molto latente su questi argomenti.
    Leonardo Donà

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